Italicum, Bersani sancisce la rottura nel Pd. L’ex segretario apre campagna referendaria per il NO

Italicum, Bersani sancisce la rottura nel Pd. L’ex segretario apre campagna referendaria per il NO
3 novembre 2016

Oramai sull’Italucum nel Pd è rottura. Ma anche sul quesito referendario. Pierluigi Bersani inizia ufficialmente la campagna referendaria a sostegno del No al referendum. In agenda, l’ex segretario del Pd, ha già la tappa in Sicilia. Infatti, lunedì 7 novembre, Bersani sarà prima a Palermo, poi a Ragusa e Siracusa. “Quello di Gianni Cuperlo e’ un impegno ammirevole. Pero’ non e’ che io veda grandi possibilita’”. Le parole di Bersani suonano come un fallimento della commissione del Pd chiamata a mettere a punto una proposta di modifica dell’Italicum. Oggi, in merito, la commissione si tornera’ a riunire in tarda mattinata per quello che, a detta della maggioranza del Pd, potrebbe essere l’incontro decisivo. I renziani si dicono “ottimisti” e anche tra la minoranza dem c’e’ chi comincia a credere in questa possibilita’. Sicuramente ci crede ancora Gianni Cuperlo il cui impegno per Bersani è semplicemente “ammirevole”. Sul merito della proposta, Matteo Orfini ha mantenuto uno stretto riserbo, consapevole che ogni parola detta “potrebbe compromettere il lavoro fatto fin qui”. Una linea seguita anche dagli altri componenti della commissione: da Ettore Rosato, presidente dei deputati dem, a Lorenzo Guerini, vice segretario del partito.

Rimangono per ora sul tavolo le tre richieste della minoranza: via il doppio turno, riduzione del premio di maggioranza, collegi uninominali. Richieste “non impossibili” per chi, nella maggioranza del partito, sta lavorando d 10 ottobre – giorno della direzione in cui Matteo Renzi ha istituito la commissione – per raggiungere l’obiettivo. Con un certo successo, visto che lo stesso Lorenzo Guerini ha potuto registrare il “feedback positivo” arrivato anche da altri partiti. Dietro le quinte rimane il segretario Matteo Renzi, consapevole che ogni sua parola sull’argomento metterebbe in discussione quell’autonomia delle Camere a legiferare che ha promesso di voler garantire in questa fase. Soprattutto, il premier non vuole “distrarre” l’opinione pubblica dal referendum in una fase cruciale della battaglia per il Si’. Di certo, la settimana prossima Renzi dovra’ scegliere fino a quale punto il partito e’ disposto a spingersi per modificare la legge elettorale. L’orientamento e’ quello di mettere nero su bianco la disponibilita’ a cambiare il sistema di voto, con l’obiettivo di virare sul premio alla coalizione dopo il 4 dicembre, ma senza incardinare alcuna proposta prima del referendum.

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Renzi ha ribadito ai suoi la necessita’ di restare nel merito della riforma ma anche in Sicilia ha sottolineato come chi e’ sulle barricate contro il pacchetto costituzionale – da “D’Alema, Monti, Fini, Berlusconi, Pomicino” – spinge soltanto per “riprendersi il governo”. “Questa riforma servira’ a dire che anche in Europa servono le riforme strutturali. Noi – ha detto ancora – vogliamo il futuro, non vogliamo il passato: non vogliamo le stesse persone che negli ultimi 30 anni non hanno cambiato nulla. Ora o mai piu’, non fatevi fregare”. Renzi ammette ancora: “Ho caricato troppo, ho sbagliato anch’io”. Ieri e’ sceso in piazza il ‘Coordinamento del no’ a Roma, “siamo oltre ventimila”, hanno annunciato i promotori. Ed e’ tornato a far sentire la propria voce anche Berlusconi per il quale “solo se vince il no ci sara’ stabilita’ nel Paese, questa e’ l’ultima occasione di Renzi, punta sulla paura in Ue e sui mercati”, mentre per D’Alema “i giovani votano No, votano Si’ solo le persone molto anziane forse anche perche’ hanno maggiore difficolta’ a comprendere questa riforma sbagliata. E’ come per la Brexit: gli anziani non si rendono conto che approvando la riforma renziana si rovina la vita dei nipoti. Spero che i nipoti – ha affermato D’Alema – facciano in tempo a farglielo capire”. “Riforma sbagliata”, osserva Parisi. Il nuovo Senato? “Non si abolisce e non ci piace”, dice il pentastellato Di Maio. “Renzi via. Si fara’ una legge elettorale migliore Italicum e si andra’ a voto”, rilancia Di Battista. “Se vince il no il governo non cade”, ribadisce pero’ il leader Ap Angelino Alfano.

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