La portaerei russa Ammiraglio Kuznetsov e il gruppo navale che la accompagna “si trova al largo delle coste siriane”: lo ha annunciato il capitano della Kuznetsov, Sergey Artamonov, al canale tv pubblico Rossiya 1. L’arrivo dei rinforzi marittimi al dispositivo militare russo in Siria, che ha destato allarme in particolare della Nato, è considerato un segnale dell’imminente affondo russo a sostegno del regime siriano nella riconquista di Aleppo. “Le navi del gruppo della portaerei russa sono arrivate nella zona designata nell’Est del Mediterraneo. Stanno compiendo tutte assieme i compiti assegnati, navigando nelle acque ad Ovest della Costa siriana”, ha detto Artamonov, Il Cremlino aveva annunciato già la scorsa estate che la Kuznetsov sarebbe entrata in guerra contro lo Stato islamico per quattro mesi a partire da ottobre. Ma la partenza del gruppo navale ha rilanciato i timori della Nato, sia per la dimostrazione di forza, sia per la possibilità che la Russia approfitti della transizione presidenziale in America per chiudere la partita siriana, imponendo il presidente Assad come vincitore, quindi necessario interlocutore per il futuro della Siria.
Intanto, le forze governative siriane hanno riconquistato tutte le aree delle quali i combattenti ribelli avevano assunto il controllo in un recente assalto mirato a spezzare l’assedio del regime sull’est di Aleppo. Lo ha indicato l’Osdh, l’Osservatorio siriano dei diritti umani. L’esercito ha ripreso il controllo di aree chiave, come il distretto occidentale di Dahiyet al Assad e il villaggio di Minyan alla periferia della città. Questo sviluppo evidenzia i progressi compiuti durante una recente offensiva dei combattenti dell’opposizione, compreso il fronte Fateh al Sham (un tempo affiliato con al Qaida) che ha cercato di spezzare l’assedio del governo sulla città orientale di Aleppo. Le forze governative hanno cercato di circondare a luglio la zona est di Aleppo, controllata dai ribelli, bloccando l’ultima rotta di rifornimento verso i quartieri dell’opposizione e imponendo un blocco che ha portato a carenze alimentari e di carburante. I ribelli hanno provato varie volte a spezzare questo assedio, riuscendoci per un breve periodo ad agosto, ma nella zona est di Aleppo non sono più entrati aiuti da luglio.
L’Osdh ha riferito che più di 450 persone, tra combattenti e civili, sono state uccise da quando i ribelli hanno intrapreso l’ultimo tentativo di spezzare l’assedio del 28 ottobre. Tra le vittime ci sono 215 combattenti siriani e dell’opposizione e 143 esponenti delle forze del regime. Nei combattimenti sono inoltre stati uccisi quasi 100 civili, la maggioranza nella zona ovest di Aleppo controllata dal governo, dove hanno perso la vita anche 29 bambini. Un tempo potenza economica della Siria, Aleppo è stata devastata dalla guerra iniziata con le proteste antigovernative nel marzo 2011. La città è stata divisa da metà 2012 e a settembre il governo ha annunciato un’operazione per riconquistare tutta Aleppo. L’assalto del governo, sostenuto dai caccia russi, ha ucciso centinaia di persone nella zona est di Aleppo e danneggiato e distrutto varie infrastrutture, ospedali compresi. Oltre 300mila persone sono state uccise in cinque anni di guerra in Siria.