In controtendenza agli acquisti alimentari che sono crollati ai minimi da 33 anni con la crisi vola la spesa green che raggiunge un fatturato record di quasi 20 miliardi nel 2013, in aumento del 65 per cento rispetto all’inizio della crisi nel 2007. Il che vuol dire che sempre piu’ italiani mettono nel carrello prodotti locali a chilometri zero che non devono percorrere lunghe distanza con mezzi di trasporto inquinanti, cibi biologici che non sono trattati con la chimica, alimenti sfusi senza imballaggi da smaltire in discarica o specialita’ a denominazione di origine che conservano la biodiversita’ sul territorio nazionale. E’ quanto emerge dal Dossier ”Lavorare e vivere green in Italia” che, tra l’altro, evidenzia che ciliegie cilene, mirtilli argentini e asparagi del Peru’ salgono sul podio della top ten dei cibi che inquinano perche’ arrivano sulle tavole degli italiani dopo lunghi viaggi, con conseguente consumo di petrolio ed emissioni di gas serra.
Dunque, dalla green economy vengono grandi opportunita’ di sviluppo in grado di generare reddito e lavoro per battere la disoccupazione che ha raggiunto il massimo storico per i giovani. Quindici milioni di italiani nel 2013 hanno fatto la spesa dal contadino nelle fattorie o nei mercati degli agricoltori con un aumento del 25 per cento rispetto all’anno precedente e un fatturato complessivo della spesa a chilometri zero stimato in 3 miliardi di euro. Secondo alcuni dati della Coldiretti, nell’agricoltura italiana il 6,9 per cento dei titolari di impresa ha meno di 35 anni ed e’ alla guida di 54.480 aziende. Di queste circa il 70 per cento opera in attivita’ multifunzionali: dall’agriturismo alle fattorie didattiche, dalla vendita diretta dei prodotti tipici e del vino alla trasformazione aziendale del latte in formaggio, dell’uva in vino, delle olive in olio, ma anche pane, birra, salumi, gelati e addirittura cosmetici.