Per la prima volta e’ stata identificata una sequenza di Dna non umano in oltre un paziente su due affetto da leucemia mieloide acuta. Questa “sequenza aliena” presente nelle cellule leucemiche e’ correlata alla malattia. Queste, in estrema sintesi, le conclusioni di uno studio dell’Università degli Studi di Milano dell’Ospedale Niguarda. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports. Questa importante scoperta apre a nuove branche di ricerca.
Tutto nasce dall’evidenza di una sovraespressione della proteina WNT10B nella cellula leucemica. Già in uno studio di 4 anni fa, si era visto che la proliferazione cellulare incontrollata, tipica dei meccanismi tumorali, presentava un’iper-espressione di questa proteina. “Siamo andati a ritroso e ci siamo chiesti chi impartisse questo ordine in grado di attivare un loop auto-proliferativo senza interruzione”, hanno spiegato Alessandro Beghini e Roberto Cairoli, autori dello studio. “Inoltre, grazie ad una serie di tecniche di biologia molecolare molto avanzate, usate solo in pochi centri a livello mondiale, siamo riusciti a identificare una variante dell’oncogene WNT10B, e lo abbiamo studiato”, hanno aggiunto. Successivamente il team è come se avesse zoomato sulla sequenza individuata per delinearne le caratteristiche. E nell’area interruttore, che regola l’espressione o lo spegnimento del gene, ci si è ritrovati di fronte ad una sequenza di nucleotidi (i mattoni che costituiscono il Dna) che sicuramente non è di origine umana. L’anomalia è stata riscontrata nel 56 per cento delle leucemie mieloidi acute e il materiale genetico analizzato è stato estratto da una casistica di 125 pazienti trattati per questo tumore presso l’Ematologia di Niguarda nel corso degli ultimi 5 anni. Inoltre i ricercatori hanno scoperto la stessa alterazione genetica anche in alcune cellule di tumore della mammella. “E’ una scoperta importantissima – hanno sottolineato i ricercatori – che negli anni a venire ovviamente richiederà una serie di approfondimenti per risalire alla specie a cui il Dna appartiene e per chiarire i meccanismi che hanno portato all’incorporazione”. Ora si tratta di capire quale sia la fonte di questo “corpo estraneo” nel genoma dei pazienti. Si pensa alla “pista microbiologica” con virus e batteri coinvolti nei meccanismi di patologia ma è ancora presto per avere un identikit preciso. Nel frattempo le ricadute sul trattamento della leucemia mieloide acuta sono promettenti. Con questa scoperta, infatti, si è identificato un nuovo target per le terapie a bersaglio molecolare. I prossimi passi della ricerca si concentreranno sullo sviluppo di nuovi farmaci che vadano a stoppare in modo mirato i meccanismi proliferativi mediati da WNT10B.