Iniziato in un Vaticano blindato per il timore di attacchi terroristici, l’otto dicembre del 2015, pochi giorni dopo gli attentati di Parigi, il Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco per celebrare la misericordia termina oggi, domenica 20 novembre, mentre il Pontefice argentino procede, non senza contestazioni dentro e fuori la Chiesa, nel suo sforzo di accentuare il carattere misericordioso, appunto, della Chiesa cattolica. Il concetto di misericordia è, in realtà, antico come il Vangelo. Giovanni Paolo II ha indetto la domenica della misericordia e Benedetto XVI ha definito la misericordia il “volto di Dio”. Dopo che la settimana scorsa si sono chiuse le Porte Sante nella diocesi di tutto il mondo, oggi si chiude la Porta Santa nella Basilica di San Pietro. Sin dall’inizio del suo pontificato, tuttavia, Jorge Mario Bergoglio ha voluto insistere senza posa sulla misericordia di Dio per indicare la strada alla Chiesa del presente e del futuro. Il giorno dopo l’elezione, avvenuta il 13 marzo del 2013, il Papa raccomandò ai confessori di Santa Maria Maggiore di usare ‘misericordia’ con i fedeli, e sin dal suo primo Angelus, pochi giorni dopo, sottolineò che a volte “noi ci stanchiamo di chiedere perdono” ma “Dio perdona sempre”.
In ogni occasione, il Papa gesuita ha promosso una Chiesa “ospedale da campo”, aperta alle persone ferite, peccatori, irregolari o lontani dalla fede, persone di altre credenze o non credenti. Una Chiesa alternativa, di fatto, alla dottrina rigida, al rimbrotto morale, ai pronunciamenti insistenti (magari in contrasto alle legislazioni civili) su “valori non negoziabili” e tematiche sessuali, ad esempio matrimoni gay o aborto. Un’epoca che Francesco tenta di archiviare suscitando ostilità, boicottaggi e scherno. Lo si è visto al doppio sinodo sulla famiglia che il Papa ha presieduto nel 2014 e nel 2015, teatro di scontri a porte chiuse tra vescovi e cardinali di tutto il mondo filtrati anche all’esterno dell’aula sinodale con fughe di notizie, appelli contro il Pontefice, notizie poi smentite di un cancro al cervello del Pontefice. Il Papa ha concluso il sinodo con l’esortazione apostolica Amoris laetitia, che tra l’altro apre, in certe situazioni concrete, alla possibilità di concedere la comunione ai divorziati risposati. Una previsione che ha scatenato la reazione dei conservatori, quando dissimulata dietro i felpati toni curiali, quando aperta. Per arrivare a questi giorni, il cardinale statunitense Leo Burke, vocale estimatore della messa in latino nonché del nuovo presidente Usa Donald Trump, ha invocato pubblicamente una censura nei confronti del Pontefice.
Gli ha risposto un altro cardinale statunitense, Kevin Farrell, presidente del nascituro dicastero vaticano su Vita, Famiglia e Laici, nominato cardinale proprio oggi dal Papa nel Concistoro, che ha spiegato come il Papa dia voce allo Spirito e l’Amoris laetitia sia la sua road map. Con il Giubileo della misericordia Papa Francesco ha voluto chiarire ulteriormente quanto per la Chiesa – che nel mondo ha vissuto in questi anni una crisi nata dall’impasto tra calo di vocazioni, silenzioso scisma dei fedeli rispetto ai dettami vaticani e competizione con le altre confessioni cristiane – sia centrale la misericordia. Il “popolo di Dio” ha partecipato, anche se non in massa. Il Vaticano ha calcolato che sono stati 21 milioni i pellegrini passati sotto la porta santa di San Pietro, le associazioni degli albergatori speravano in un afflusso maggiore. I motivi di questo bilancio numerico in bianco e nero sono svariati, a partire dal fatto che Francesco ha voluto evitare che l’anno santo fosse occasione di business e malaffare. Aveva forse in mente quanto poi affermato da alcuni imputati del processo a “mafia capitale”, che si è aperto proprio negli stessi giorni del Giubileo, secondo i quali un certo sistema corruttivo è nato all’epoca del Giubileo del 2000. A Papa Francesco, in sostanza, sembra interessare piuttosto il significato spirituale del Giubileo, e la sua permanenza nell’animo dei fedeli anche dopo la giornata odierna. Domani, lunedì, peraltro, pubblicherà una lettera apostolica per rimarcare il segno rappresentato da questo evento ecclesiale.
E sempre domani, in un’intervista a Tv2000 e Radio InBlu, racconterà le sue impressioni sull’anno santo.