A partire dal primo gennaio 2015, a rischio la pesca del pesce azzurro con le reti derivanti, sistemi artigianali di pesca utilizzati sopratutto nel Sud della penisola per la pesca di specie come acciughe, sardine, sugheri, sgombro e ricciole. E’ l’allarme lanciato dalla Federcoopesca-Confcooperative in merito alla proposta della Commissione europea per la definitiva messa al bando di tutte le reti derivanti, non solo le spadare, già vietate da anni per la cattura di pesce spada e tonno. All’indice verrebbero, infatti, messi attrezzi come le menaide, la sgomberara, l’alacciara, la bisantonara, l’occhiatara, la palamitara, la bisara e la bogara, tutti attrezzi altamente selettivi che non hanno effetto sulle specie protette e sui grandi pelagici. “Una scelta scriteriata che, se dovesse essere ratificata, decreterà la fine di sistemi di pesca con un importante valore sociale in molte marinerie del meridione, già toccate duramente dalla crisi che ha travolto il settore”, sottolineano il pugliese Nunzio Stoppiello e il siciliano Angelo Mancuso, vicepresidenti dell’associazione. “E’ assurdo che per colpire un uso fraudolento di queste reti, si vada a penalizzare proprio sistemi che per la pesca dei piccoli pelagici fanno del basso impatto ambientale, il loro punto di forza. L’Unione europea sostiene di voler promuovere la piccola pesca e poi da vita a provvedimenti come questo. Siamo al paradosso”.