Continua la guerra all’interno del Pd. Minoranza, ma anche pezzi di maggioranza del partito tentano di mettere all’angolo Matteo Renzi, E se da un lato c’è chi parla di “nuovo Ulivo”, dall’altra, Bersani in particolare, è convinto che questa fase del Pd è chiusa e che servono idee di governo di sinistra. “Lavoriamo per superare la pretesa di autosufficienza del PD di questi mesi che spesso è sfociata in isolazionismo, e che ha condotto il partito a tagliare ponti con ampi settori sociali e con spezzoni del proprio stesso elettorato, senza neanche consentirgli di essere attrattivo nei confronti di nuovi segmenti di società”.
A tracciare la strada Ginefra, Boccia e Laforgia primi firmatari del documento-appello pubblicato sul numero odierno de La Gazzetta del Mezzogiorno. I tre parlamentari dem chiedono anche il congresso in tempi rapidi “perché ci sia un percorso ampio, vivace e partecipato”. “Siamo chiamati a prendere atto”, affermano i sottoscrittori, “del tramonto dell’illusione che ci aveva condotti a vagheggiare il partito a vocazione maggioritaria. Sul versante degli orizzonti valoriali della coalizione che dovremo costruire, noi continuiamo a scommettere sulla necessità di un “nuovo Ulivo”. Un’idea che non è certo estemporanea e che scaturisce dall’ovvia constatazione che oggi governiamo la stragrande maggioranza delle Regioni (17 su 20) e la gran parte delle città all’interno di un raggruppamento che ci vede saldamente ancorati alla formula del centrosinistra”.
BERSANI “Una fase si è chiusa. L’esigenza urgente e drammatica è di non arroccarsi e di aprire una discussione vera. Perché sarebbe sbagliato pensare solo ad aggiustamenti millimetrici, o che basti mettere una scorza di sinistra nel cocktail degli ultimi tre anni. Non basta. Né il Pd potrà riproporre idee come la rottamazione, o quella forma di giovanilismo un pò futurista che ha contraddistinto l’ultima fase”. E’ l’analisi di Pier Luigi Bersani in un articolo sulla rivista online di Nens e con la quale chiede di mettere in campo proposte “da sinistra di governo”, dal lavoro ai diritti.
“Non sono cose anti-establishment – sostiene l’ex segretario Pd – La sinistra con l’establishment ci parla, ci deve parlare, il problema è mantenere il proprio autonomo punto di vista per una crescita più equilibrata, per una riduzione della forbice, altrimenti non può esserci una crescita duratura. Oggi non possiamo stupirci se la gente considera il Pd insieme ai più forti. Di che ci stupiamo: la base strutturale della narrazione corrente questo dice. E non è un caso se nella votazione sull’ultimo referendum è emersa una divisione del voto, come ha suggerito Alfredo Reichlin, addirittura per classi”. “Noi – sostiene Bersani – dobbiamo dunque riprendere una visione nazionale, dove non si dividono gli interessi, ma si riunificano. Ecco, concluderei dicendo con forza che solo con proposte di una sinistra di governo la sinistra sarà di nuovo competitiva. Se invece il Pd e insieme al Pd tutto il campo progressista restano sul piano di un blairismo rimasticato, e ormai esausto, o se si mettono sulla strada di un populismo a bassa intensità, si va a sbattere contro un muro”.