Protezione civile, centristi Senato ‘avvertono’ Renzi e Gentiloni. Tensioni nella maggioranza

Protezione civile, centristi Senato ‘avvertono’ Renzi e Gentiloni. Tensioni nella maggioranza
2 febbraio 2017

Lo slittamento del voto finale del Senato (il provvedimento tornerà comunque alla Camera) sul ddl delega di riforma della protezione civile si rivela più che uno scivolone, o una mossa strategica dell’opposizione, un avvertimento interno alla maggioranza da parte di alcune sue componenti. Ap e Ala, per diversi motivi, in primis. Le tensioni sul fronte politico legate all’incertezza sulla durata della legislatura si riverbera inevitabilmente sugli umori dei centristi, mentre per Ala si tratta della ulteriore occasione per ricordare all’esecutivo la funzione determinante del gruppo per gli equilibri stessi della maggioranza e della sua stabilità. Quanto accaduto oggi in aula del Senato dimostra che le tensioni politiche all’interno della maggioranza si sono sovrapposte insomma a quelle che hanno animato il confronto sul provvedimento sulla protezione civile, che ha raccolto molte critiche particolarmente aspre da parte di Forza Italia, che ha sempre dichiarato la propria posizione contraria, e dure anche dalle altre opposizioni che comunque hanno optato, in sede di dichiarazione di voto, per l’astensione.

MAGGIORANZA ASSENTE Tornando all’aula, al momento del voto finale del provvedimento (che è un disegno di legge delega e richiedeva quindi per essere votato validamente la presenza di almeno 140 senatori) ci si è subito resi conto delle numerose assenze tra i senatori della maggioranza. Alcuni dei quali erano impegnati nel Consiglio dei ministri che in contemporanea era riunito a Palazzo Chigi per esaminare il decreto terremoto, ma che non giustificavano le tante, troppo sedie vuote. In particolare le assenze sono state numerose nella fila di Area popolare, per cui erano presenti solo 5 senatori, secondo quanto riferiscono fonti parlamentari. Per Ala erano presenti in 6, ma al momento buono non hanno partecipato al voto. Basta poco per comprendere che sarebbe bastato che i sei senatori verdiniani avessero comunque votato, anche bocciandolo, il provvedimento, questo sarebbe stato approvato dal Senato e avrebbe proseguito il suo iter. Così non è stato.

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VERDINIANI PROTAGONISTI Il Movimento 5 Stelle, che ha mal digerito le chiusure della maggioranza ad ogni proposta emendamentiva anche in sede di commissione, ha colto la palla al balzo per chiedere la verifica del numero legale. I veridiniani hanno immediatamente colto l’opportunità di dare dimostrazione della propria posizione indispensabile alla stabilità della maggioranza e si sono ritirati, altri si sono accodati nella querelle. “A neanche due mesi dall’insediamento del governo Gentiloni viene sconfessata la sicurezza del capogruppo del Pd Zanda: i numeri a Palazzo Madama non ci sono – ha rivendicato il presidente del gruppo Ala-Sc, Lucio Barani -. Questo dimostra che, come siamo stati determinanti per Renzi, lo siamo anche per il governo Gentiloni che non riesce, con le sue sole forze, ad approvare un provvedimento importante come quello sulla Protezione Civile.
L’esecutivo ne prenda atto e agisca di conseguenza”.

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