La situazione politica, dall’indomani della sconfitta di Matteo Renzi al referendum sulla riforma costituzionale e della parziale ma significativa bocciatura dell’Italicum da parte della Consulta, è sempre più ingarbugliata e tesa. A partire dallo scontro in atto nel Pd, con le varie anime del partito che si battono duramante sulla data di avvio del congresso, sulle primarie, infine sulla data del voto delle prossime elezioni politiche. Con sullo sfondo lo spettro della scissione. Una guerra, quella in atto nel Pd, che sembra relegare ai margini la nuova legge elettorale e provocare una sorta di sospensione nel dibattito politico complessivo, nelle manovre (accordi di facciata, alleanze, nascita di nuovi schieramenti) dei singoli partiti in vista del voto. Una immobilità – che paradossalmente sta caratterizzando lo stesso Pd, bloccato nelle scelte dalle sue lotte intestine – che evidentemente viene seguita con attenzione dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Il capo dello Stato in queste settimane sta accuratamente evitando di intervenire su quelle che sono dinamiche interne ai partiti ma è presumibile che nei contatti privati prosegua quella moral suasion, avviata pubblicamente nei mesi scorsi, ribadendo sulla necessità di arrivare ad un accordo politico che consenta di rendere omogenei i sistemi di voto di Senato e Camera. E di permettere così agli italiani, una volta andati al voto, di avere una maggioranza chiara ed un conseguente esecutivo in grado di governare stabilmente il Paese. Il capo dello Stato – in particolare dopo l’esito del referendum del 4 dicembre, da molti indicata come la data della fine della legislatura e che ha provocato l’immediata corsa alle elezioni anticipate – non ha mai dato indicazioni sulla data del voto. La cosa più volte sottolineata da Mattarella, oltre all’omogeneizzazione delle regole elettorali delle Camere, è stata come l’Italia dovesse essere in grado (non stando quindi in campagna elettorale e con Parlamento e governo in piena efficienza) di affrontare alcuni importanti impegni internazionali. Fra questi, il G7 di Taormina di fine maggio dal quale deriveranno come sempre, oltre a indicazioni politiche di massima, equilibri e indicazioni finanziarie e valutarie per i 7 Grandi. E’ evidente infine come la sollecitazione di Mattarella per regole elettorali omogenee potrebbe scontrarsi con la realtà delle cose: in caso di scissione del Pd una nuova legge elettorale difficilmente vedrebbe la luce secondo i desideri del Nazareno, che non sarebbe più ovviamente la prima forza politica in Parlamento in grado di comandare la partita nel gioco delle regole del voto.