La struttura più costosa al mondo mai realizzata

8 febbraio 2014

Un’opera che non esiste, ma costerà quasi un miliardo di euro. E’ il ponte sullo Stretto, una chimera effimera da circa 50 anni, che ha alimentato sogni – e continua a farlo – e che rischia di essere una delle strutture più costose al mondo senza che sia stata collocata nemmeno la prima pietra. La gestione della Società Stretto di Messina spa, oramai in liquidazione, e i relativi progetti sono costati già in questi anni quasi 500 milioni di euro, ma si rischia di pagarne altrettanti per le ormai inevitabili penali. E pensare che il costo della realizzazione dell’opera era di circa otto miliardi. Un paradosso dovuto soprattutto all’inerzia dei precedenti governi nazionali che, visto l’attuale stato dell’arte, non hanno ben valutato il capitolo sanzioni. L’opera irrealizzata rischia, tra l’altro, di lasciare l’amaro in bocca a molti cittadini e imprenditori, ai quali era stato comunicato l’esproprio. Uno studio del movimento “Benvenuti al Sud” evidenzia che “sono oltre duemila, tra Calabria e Sicilia, i proprietari immobiliari nei cui confronti la società ‘Stretto di Messina spa’ risulta inadempiente per il mancato pagamento delle indennità dovute a seguito della reiterazione del vincolo preordinato all’esproprio”. La maggior parte di questa gente, tra l’altro, nel corso di questi anni non ha potuto né vendere i propri immobili, né fare progetti per il futuro, in quanto le loro proprietà erano vincolate. Già nel 2011 l’associazione Consumatori associati aveva promosso un’azione collettiva per ottenere il risarcimento dalla Società Ponte sullo Stretto e anche dallo Stato, perché era stata pubblicata, “illegittimamente” sul sito web di Eurolink, una lista delle ditte da espropriare per la costruzione del Ponte. “Ovviamente – ha spiegato il presidente dell’associazione, Ernesto Fiorillo – è intuibile quale sia il danno causato ai cittadini: la lista non avrebbe dovuto essere pubblicata poiché la Società Ponte sullo Stretto non era ancora in possesso della ‘dichiarazione di pubblica utilità’ e che viene rilasciata dal Cipe solo dopo la firma dell’accordo di programma con gli Enti locali. E così l’illegittima pubblicazione di tale lista ha di fatto posto un vincolo di incommerciabilità sui beni”.

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