A causa di una guerra in atto da oltre tre anni, nel Sud Sudan, ci sono quasi cinque milioni di persone a rischio fame. Isaiah Chol Aruai, presidente dell’Ufficio nazionale di Statistica, ha precisato che alcune aree della regione settentrionale Unity “sono classificate in stato di carestia o a rischio carestia”. E’ il monito lanciato dalle agenzie Onu, che hanno chiesto di intervenire subito nel Paese se si vuole evitare che molte altre persone muoiano di fame.
L’ASSISTENZA “Se verrà fornita con urgenza assistenza duratura e adeguata, la situazione potrà migliorare nei prossimi mesi e si potranno mitigare ulteriori sofferenze”, fanno sapere. Secondo l’ultimo aggiornamento del Quadro integrato di classificazione della sicurezza alimentare (IPC) pubblicato oggi dal governo, dalle tre agenzie e da altri partner umanitari, 4,9 milioni di persone – vale a dire oltre il 40% della popolazione del Sud Sudan – hanno bisogno urgente di assistenza alimentare, agricola e nutrizionale. Le agenzie delle Nazioni Unite chiedono che tutti coloro colpiti dalla carestia, o a rischio carestia, abbiano immediato accesso agli aiuti umanitari, per fermare l`estendersi della catastrofe. La carestia interessa attualmente zone dello Unity State, nella parte centro-settentrionale del paese. Una dichiarazione formale di carestia significa che le persone hanno già iniziato a morire di fame. Si tratta della peggiore catastrofe della fame dall`inizio dei combattimenti scoppiati più di tre anni fa.
SERVIZI SANITARI “La carestia è diventata una tragica realtà in alcune parti del Sud Sudan e i nostri peggiori timori sono diventati realtà. Molte famiglie hanno esaurito qualsiasi mezzo di sopravvivenza – ha affermato Serge Tissot, Rappresentante della Fao in Sud Sudan – la maggioranza della popolazione è costituita da contadini e la guerra ha sconvolto l’agricoltura. Hanno perso il bestiame e anche gli attrezzi agricoli. Per mesi hanno potuto contare solo su qualche pianta che riuscivano a trovare e qualche pesce che pescavano”. La malnutrizione è una grave emergenza sanitaria, aggravata dall`estendersi del conflitto, dal crescente numero di sfollati, dallo scarso accesso ai servizi sanitari e dalla bassa diffusione di strutture igieniche. Il rapporto stima che 14 delle 23 contee valutate soffrono di malnutrizione acuta globale pari o superiore alla soglia di emergenza del 15%, con alcune zone che raggiungono addirittura il 42%. “Oltre un milione di bambini si stima siano affetti da malnutrizione acuta in tutto il Sud Sudan; oltre 250.000 bambini sono già gravemente malnutriti. Se non raggiungiamo questi bambini con aiuti urgenti molti di loro moriranno – ha dichiarato Jeremy Hopkins, Rappresentante dell`Unicef in Sud Sudan – chiediamo a tutte le parti di consentire alle organizzazioni umanitarie di avere accesso senza restrizioni alle popolazioni colpite, per aiutare i più vulnerabili ed evitare l’ennesima catastrofe umanitaria”.
L’INFLAZIONE “Questa carestia è stata provocata dall`uomo. Il Pam e l’intera comunità umanitaria hanno cercato con tutte le forze di evitare questa catastrofe, mettendo insieme una risposta umanitaria che francamente sarebbe sembrata impossibile tre anni fa. Ma abbiamo anche avvertito che c`è un limite a quello che l’assistenza umanitaria può fare in assenza di una pace duratura e della sicurezza sia per i soccorritori che per le persone che assistono – ha dichiarato Joyce Luma, Direttrice del Pam in Sud Sudan – continueremo a fare tutto il possibile per tenere sotto controllo la situazione e invertire la diffusione della fame”. In tutto il paese, tre anni di conflitto hanno gravemente pregiudicato la produzione agricola e i mezzi di sussistenza rurali. La recrudescenza della violenza dal luglio 2016 ha ulteriormente devastato la produzione alimentare, anche in zone in precedenza stabili. L`inflazione galoppante – fino all`800% di anno in anno – e il crollo dei mercati hanno colpito anche zone che tradizionalmente si basavano sul mercato per soddisfare le esigenze alimentari. Le popolazioni urbane devono anche fare i conti con massicci aumenti dei prezzi dei prodotti alimentari di base.