Scalata Mediaset, indagati i vertici di Vivendi. Il Biscione: “Mossa per far calare valore titolo”

Scalata Mediaset, indagati i vertici di Vivendi. Il Biscione: “Mossa per far calare valore titolo”
24 febbraio 2017

Vincent Bollorè, numero uno della francese Vivendì e l’amministratore delegato dello stesso gruppo francese, Arnaud De Puyfontaine, sono indagati dalla Procura di Milano per l`ipotesi di reato di aggiotaggio nell`operazione con la quale Vivendi ha comprato azioni Mediaset salendo quasi al 30% del capitale. L’iscrizione degli amministratori di Vivendi nel registro degli indagati della Procura di Milano è la conseguenza di un esposto senza fondamento depositato dai Berlusconi contro l’acquisto di azioni Mediaset. Le due iscrizioni, riferiscono qualificate fonti giudiziarie, sono scattate circa un mese fa sulla base dell’esposto presentato da Fininvest alla Procura di Milano oltre che alla Consob e all’Agcom. Denuncia che, sempre da quanto si è potuto apprendere, conterebbe esplicite accuse nei confronti del socio di riferimento del gruppo Bollorè e del presidente del consiglio di amministratore nonché amministratore delegato de Puyfontaine.

MOSSA STRUMENTALE Secondo i legali del gruppo di Cologno Monzese, che lo hanno messo nero su bianco nel loro esposto, la “mossa” di Vivendi di retrocedere dall’accordo sull’acquisto del 100% della pay tv Premium sarebbe stata un’azione strumentale per “far scendere artificiosamente il valore del titolo Mediaset” e poter così rastrellare azioni del Biscione “a prezzi di sconto”.  Un’azione di manipolazione del mercato – è l’accusa di Fininvest – messa in atto dai francesi per incrementare illegittimamente la propria partecipazione in Mediaset fino a quasi il 30% del capitale.  La prima mossa di tutta la vicenda risale all’8 aprile 2016, giorno in cui le due societa’ firmano un accordo per lo sviluppo di nuovi progetti industriali su scala internazionale: l’intesa prevede anche lo scambio reciproco di un pacchetto di azioni pari al 3,5% tra i due gruppi e la cessione a Vivendi di Mediaset Premium. A luglio i francesi fanno saltare il banco sostenendo che i dati e le prospettive che erano stati forniti sulla pay tv del Biscione non erano veritieri: “e’ come se ci avessero invitato a cena in un ristorante a tre stelle e poi ci siamo ritrovati in un McDonald’s”, e’ la frase ormai celebra pronunciata a questo proposito da de Puyfontaine.

PIAZZA AFFARI La partita piu’ delicata si gioca a Piazza Affari, dove il titolo Mediaset nei primi dieci giorni di dicembre raddoppia quasi il proprio valore salendo da 2,71 a 4,57 euro. A muoversi e’ soprattutto il colosso francese dei media che il 12 dicembre annuncia di aver superato la soglia del 3% e di puntare a diventare “il secondo maggior azionista”. Cosa che puntualmente accade con Vivendi che in poco tempo si porta al 28,8% del capitale e al 29,94% dei diritti di voto, a un soffio dalla soglia del 30% dopo la quale scatta l’obbligo di opa. Lo shopping costa ai francesi 1,3 miliardi di euro circa. Sempre nello stesso arco temporale, Fininvest rafforza la propria posizione portandosi quasi al 40% del capitale di Mediaset. Cristallizzatasi (almeno per il momento) la situazione in Borsa, lo scontro si sposta su altri terreni: con la politica che si muove a difesa dell’italianita’ e della strategicita’ per il sistema-paese di Mediaset. Sul piano normativo sono invece in campo Consob, che ha acceso il proverbiale faro dopo il rally in Borsa, e l’Agcom per verificare se sono state violate le regole sul superamento delle quote in capo a un unico soggetto di societa’ attive nei media e nella telefonia (Vivendi e’ il primo azionista di Telecom Italia con circa il 24,5% del capitale).

MEMORIA DIFENSIVA Con l’iniziativa della Procura di Milano adesso la guerra finisce nella aule di tribunale, anche se per il pm che coordina il pool reati economici, Fabio De Pasquale e il collega Stefano Civardi, l’iscrizione nel registro di Bollore’ (foto, sx) e de Puyfontaine (foto, dx) e’ una misura “a garanzia” degli stessi indagati. Ma accanto all’esposto di Mediaset, sul tavolo del procuratore aggiunto Fabio De Pasquale è arrivata anche una corposa memoria difensiva depositata dai legali di Vivendi. L’iscrizione di Bollorè e de Puyfontaine, sottolineano ancora in ambienti giudiziari milanesi, è un atto di garanzia che si è reso necessario per condurre attività investigativa nei loro confronti. Tuttavia né a Bollorè né a de Puyfontaine sono stati notificati avvisi di garanzia o inviti a comparire in Procura. Nelle ultime settimane, alcune persone informate sui fatti sono stati sentite come testimoni, tra cui il produttore cinematografico franco tunisino Tarak Ben Ammar, che aveva svolto il ruolo di mediatore tra Berlusconi e Bollorè sull’operazione Premium. I prossimi sviluppi dell’inchiesta milanese sono anche legati alla documentazione che la Consob invierà nei prossimi giorni al pm De Pasquale.

 

 

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