Sono serviti pochi minuti a Vincenzo De Luca, questo pomeriggio, per rimettere in discussione i lavori dell’aula chiamata ad approvare (era prevista una seduta a oltranza) il collegato alla legge di stabilità. Pochi minuti, seppur slittati di un’ora sull’orario d’inizio del Consiglio, per comunicare che il testo (maxiemendamento elaborato dalla commissione bilancio a fronte del quale erano stati presentati 300 subemendamenti) non valeva più nulla perché ne era pronto un altro (18 pagine fitte e siglate dallo stesso presidente) su cui lui chiedeva (per la prima volta) la fiducia. Seduta terminata dunque e, come da regolamento, nuova convocazione a 24 ore di distanza. E, naturalmente, reazioni arrabbiate delle due opposizioni: centrodestra e pentastellati. Nella sostanza, a una prima lettura del nuovo collegato alla legge di stabilità non sono eccessive le modifiche. Si rileva, puntando sugli aspetti più interessanti, che sono stati modificati i tempi del piano di riassetto ed efficientamento della rete di laboratori di analisi (punto 8 dell’emendamento interamente sostitutivo del disegno di legge collegato alla legge di stabilità).
I soggetti che sono al di sotto della soglia di 70mila prestazioni annue hanno- previo parere dell’Asl- la possibilità di accorpamento entro ulteriori 30 giorni dall’entrata in vigore della legge (il termine era stato fissato al 31 marzo). Quelli, invece, che rientrano nella soglia minima di 200mila prestazioni su base annua hanno ulteriori sei mesi di tempo per farlo (il termine fissato prima era quello del 31 dicembre) e possono arrivare al 30 giugno 2018. In entrambe le situazioni, se non si procedesse all’aggregazione i laboratori decadrebbero dall’accreditamento. E se, alla luce di una lettura complessiva dello stato dell’arte della legge di bilancio della Regione Campania (dopo l’impugnativa da parte del governo sulla legge di stabilità per la questione delicata e complessa del disavanzo), restano dubbi sulle possibili conseguenze proprio rispetto alla validità del collegato su cui De Luca chiede oggi la fiducia, Fi e M5S attaccano il governatore imputandogli, sostanzialmente, di non avere ben salda la sua maggioranza.
A chi sottolinea il gran numero di emendamenti i consiglieri di Fi replicano: “La verità non sta nel numero degli emendamenti ma nel merito degli stessi che mettono a nudo le gravi carenze di questo documento e, su tutto, la sua matrice fortemente clientelare. Ben si comprende dunque la necessità per De Luca di non volerli neppure discutere”. Ampliano il discorso a una volontà ostruzionistica specifica nei loro confronti i consiglieri del M5S che osservano: “De Luca smentisce se stesso e decide di mettere la fiducia sul collegato al bilancio. E pensare che nella seduta del 29 aprile 2016, quando fu approvato il nuovo statuto, De Luca diede la sua parola che mai avrebbe messo la fiducia su di un provvedimento”. Per i pentastellati, “questa fiducia ha due significati, ed entrambi attestano la grande debolezza del presidente De Luca. Da un lato tenta di imbavagliare il M5S, impedendo la discussione degli emendamenti al testo perché avrebbe avuto imbarazzo a bocciarli; dall’altra mette la colla alla sua sgangherata maggioranza”. A difendere il governatore si alza la voce di Francesco Borrelli che osserva: “Mettere la fiducia sul collegato alla finanziaria è stato necessario a causa della valanga di emendamenti e subemendamenti dell’opposizione che avrebbe rallentato i lavori del Consiglio”.