Torrisi eletto a maggioranza, Pd sconfitto. E Alfano dice al suo compagno di partito di fare passo indietro

Torrisi eletto a maggioranza, Pd sconfitto. E Alfano dice al suo compagno di partito di fare passo indietro
5 aprile 2017

Non è stata una “bomba atomica”, come ha paventato la capogruppo Ap, Laura Bianconi, ma la piccola bomba delle elezioni della presidenza della commissione Affari costituzionali del Senato, ha deflagrato non poco nel panorama politico-parlamentare. Gli esiti sono ancora però tutti da verificare. L’elezione di Salvatore Torrisi di Ap, avvenuta con una maggioranza assoluta di 16 preferenze al primo turno, che ha sbaragliato il candidato del Pd, Giorgio Pagliari arrivato ad appena 11 voti, ha scatenato la durissima reazione del partito di Renzi, che ad ogni costo ha voluto imporre il suo candidato nonostante le note incertezze sull’esito del voto. Ci aveva provato il capogruppo Zanda, ad avvisare il partito dell’opportunità di non spingere su un rappresentante dem, vista anche la possibilità di un ripiego di tutta tranquillità, come appunto il nome di Torrisi, già reggente, alleato della maggioranza, ed apprezzato dai più per la sua competenza e il suo equilibrio. Dal vertice del Pd si è voluto però spingere sull’acceleratore, in vista da un lato dell’esame della legge elettorale, ma anche – secondo ulteriori versioni – per cogliere lo spunto di una polemica politica per sbarrare il passo ad alzate di posta da parte di Ap e per mettere nell’angolo Mdp.

Fatto sta che alla fine Alfano, rivendicando l’assoluta lealtà del suo partito rispetto all’accordo di maggioranza, ha però chiesto formalmente a Torrisi un passo indietro, con la rinuncia alla presidenza, ma è ancora tutto da chiarire se questa istanza andrà a buon fine. Innanzi tutto c’è da registrare il fatto che lo stesso Torrisi non ha al momento fatto sapere nulla in proposito. Al contrario sembra che le sue intenzioni siano quelle di valutare la situazione con calma. Per il momento insomma, Torrisi resta al suo posto, in attesa di vedere gli sviluppi della situazione, forte anche dell’appoggio e della solidarietà dei suoi colleghi di gruppo, ribadita nel corso di una riunione questo pomeriggio a Palazzo Madama. E se dovessero venir meno quelle, dicono le indiscrezioni che si stanno moltiplicando, potrebbe anche valutare di recedere, ma non dalla presidenza di commissione, quanto dalla stessa adesione ad Ap. Per passare al gruppo Misto, secondo alcuni, a Forza Italia, secondo altri. Di certo è che al momento in Ap “non si registrano tali segnali”.

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I primi segnali che giungono dal fronte istituzionale invece vanno nel senso di voler ridimensionare “questa grande panna montata senza sostanza” per dirla con le parole della capogruppo Ap, Bianconi, oppure “la classica tempesta in un bicchere d’acqua” per rifarsi alla definizione della seconda carica dello Stato, Pietro Grasso. E anche i segnali che indirettamente giungono dal Colle, a cui il Pd indignato ha annunciato questo pomeriggio di volersi appellare, insieme al premier Gentiloni per sollevare una questione politica di maggioranza, parlano di presa di distanze. Intanto al Quirinale la preannunciata richiesta di incontro in serata non era ancora giunta, inoltre l’orientamento della Presidenza della Repubblica è tradizionalmente quello di non interferire in questioni e logiche politico-parlamentari. Restano allora i chiarimenti tra gli alleati di governo, di cui si vedranno gli sviluppi a partire da domani. Ma resta anche sul tavolo come gestire una questione politicamente delicata sotto il profilo istituzionale e democratico. Piaccia o non piaccia Torrisi, come ha ricordato Grasso “è stato democraticamente eletto a maggioranza assoluta e al primo scrutinio”. Cancellare con un colpo di mano tutto questo creerebbe comunque una reazione a catena di cui non si può prevedere l’esito.

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