In mozione Renzi malumori su ipotesi-crisi, ma ex premier frena

In mozione Renzi malumori su ipotesi-crisi, ma ex premier frena
6 aprile 2017

Alla fine è stato proprio Matteo Renzi a sopire gli animi, con il suo intervento alla riunione dei parlamentari che sostengono la mozione, ma l’ipotesi di una crisi di governo non era piaciuta molto nemmeno tra chi sostiene l’ex premier al congresso Pd e in tanti, tra ieri sera e stamattina, si erano consultati per fare il punto della situazione. “La parola crisi non vogliamo nemmeno sentirla pronunciare”, ha tagliato corto Renzi incontrando deputati e senatori che sostengono la sua ri-candidatura a segretario, ma fino a quel momento in molti – da Dario Franceschini fino allo stesso Maurizio Martina, passando per Graziano Delrio – si erano scambiati giudizi perlomeno perplessi su quello che stava accadendo. Franceschini e i suoi, è noto, hanno un rapporto di particolare sintonia con il Quirinale e certo non hanno gradito che il capo dello Stato sia stato ieri chiamato in causa.

“Non ci si scandalizza per il fatto che Renzi possa voler accelerare – dice uno degli uomini dell’area Franceschini – fa parte della politica, anche se lo riteniamo un errore. Ma tirare Mattarella in mezzo a questa cosa è stato davvero maldestro, una mossa da dilettanti. Tanto più che proprio ieri il Senato, mentre succedeva quel casino in commissione, votava la fiducia sul decreto terremoto…”. Ma le perplessità non erano confinate tra i franceschiniani. Raccontano che tra ieri e oggi parecchie telefonate ci siano state anche tra gli altri principali esponenti della mozione Renzi, compresi Martina e Delrio. Tutti preoccupati per i toni che stava assumendo la reazione affidata a Matteo Orfini e Lorenzo Guerini. “Non si è mai visto – dice uno dei principali esponenti della mozione – che si minaccia una crisi per un presidente di commissione, peraltro comunque della maggioranza. E meno che mai si può chiamare in causa Mattarella per questa cosa…”.

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Lo stesso Gentiloni, raccontano, avrebbe avvertito Guerini e Orfini: io capisco l’insofferenza per quello che è accaduto – avrebbe spiegato – ma tenete presente che nel frattempo noi stiamo trattando con Bruxelles la manovra correttiva e i margini per la prossima legge di bilancio… Un modo per dire che difficilmente una crisi sul presidente della commissione Affari costituzionali verrebbe compresa, dagli italiani ma anche e soprattutto in Europa. Anche i renziani del ‘giglio magico’, del resto, oggi erano assai più prudenti di ieri: “Ma perché parlate di frenata – diceva uno di loro dopo la riunione – Matteo non ha mai parlato di crisi in queste ore!”. La questione, insomma, per ora sembra rientrata ma tutto lascia pensare che quella di ieri possa essere stata solo il primo segnale di avvertimento: la riunione con Pier Carlo Padoan di due giorni fa ha confermato che sui temi economici e sulla legge di bilancio il governo dovrà faticare assai per tenere insieme le richieste, spesso contrastanti, che arrivano dai partiti della maggioranza. Molto, ovviamente, dipenderà anche dai risultati delle primarie. E, intanto, il senatore Nicola Latorre, che sostiene Renzi, chiede che il governo vari un decreto sulla legge elettorale, per realizzare quell’armonizzazione che per Mattarella è condizione necessaria per andare alle urne: “Va superata – dice Latorre – l’assurda anomalia di non poter votare non perché sia giusto continuare a far lavorare il Governo sulle riforme avviate ma perché non c’è una legge elettorale”.

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