L’Italia continua ad occupare stabilmente, rispetto al resto d’Europa, una posizione arretrata in fatto di contraccezione ormonale, collocandosi solo al 14esimo posto dopo la Spagna e davanti a Slovacchia, Polonia e Grecia. Solo l’8 per cento delle ragazze tra i 18 e i 19 anni usa la pillola, percentuale che a fatica sfiora il 18 per cento nella fascia tra i 20 e i 24 anni d’età. Questi i dati emersi da una recente ricerca che mette in evidenza come in Italia tra le donne più giovani il ricorso alla contraccezione ormonale sia più basso rispetto ad altre classi d’età. Di questo, di contraccezione ormonale e dell’importanza di una corretta informazione per le giovani donne, si parla oggi a Roma in occasione del Convegno “All you need is love – Amore e ormoni nella vita delle donne”, promosso da MSD Italia. Aspetto ancor più preoccupante, secondo gli esperti, è l’alto tasso di abbandono nell’utilizzo della pillola.
Un’indagine pubblicata nel 2008 evidenzia come il 32,7 per cento delle donne che utilizzavano la pillola avesse interrotto tale metodo contraccettivo nell’arco di un anno. La situazione però non accenna ancora a migliorare: oggi l’interruzione del contraccettivo ormonale si attesta ancora attorno al 30 per cento. “Perché la donna decide di interrompere? Il più delle volte per piccoli effetti collaterali – ha affermato Franca Fruzzetti, responsabile dell’Ambulatorio di Endocrinologia e Ginecologia dell’U.O. Santa Chiara di Pisa – disturbi che si presentano nel corso della contraccezione e tra tutti, quelli più importanti sono le perdite di sangue irregolari e l’aumento di peso. Quello che e’ emerso dallo studio è che l’interruzione del metodo contraccettivo e’ maggiore o minore a seconda di quello utilizzato. Nel nostro studio, l’anello vaginale è risultato il metodo contraccettivo associato a minor interruzione, vale a dire che le donne che negli anni hanno assunto contraccezione per via vaginale ne interrompono l’assunzione molto meno rispetto alle donne che utilizzano pillole con 20 mcg o 30 mcg di etinilestradiolo. E in questa differenza quello che ha avuto un ruolo fondamentale è stata proprio la bassissima percentuale di perdite ematiche per le donne che utilizzano l’anello vaginale”.