Russia-Usa, la difficile missione “dell’amico Tillerson”. Incerto incontro con Putin

Russia-Usa, la difficile missione “dell’amico Tillerson”. Incerto incontro con Putin
12 aprile 2017

L’anno scorso di questi tempi Rex Tillerson era tra i più graditi ospiti al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, ricevuto da Vladimir Putin come amico della Russia, coraggioso numero uno di Exxon Mobil che per andare in Russia aveva sfidato i moniti del Dipartimento di Stato. Ora il segretario di Stato, però, è proprio lui, arrivato ieri a Mosca reduce dal G7 di Lucca, dove ha alzato i toni nei confronti del Cremlino, ponendo le basi per un negoziato incentrato sulla Siria e in particolare sul futuro di Bashar al Assad. E mentre l’ex ceo del colosso energetico saliva sull’areo diretto a Mosca, Putin approfittava delle dichiarazioni dopo l’incontro con il presidente della Repubblica Mattarella per puntare il dito contro una “provocazione” pronta in Siria per far saltare Assad, un nuovo attacco chimico, questa volta a Sud di Damasco, da attribuire poi al presidente siriano. “Abbiamo informazioni da diverse fonti che una tale provocazione, altrimenti non può essere chiamata, è in preparazione in altre parti della Siria, compresa la periferia Sud di Damasco, dove ci si prepara a gettare qualche sostanza per poi accusare le autorità ufficiali siriane”, ha detto Putin.

L’attacco con armi chimiche del 4 aprile scorso nella città di Khan Shaikhun, attribuito al regime di Bashar al Assad, “ricorda gli eventi del 2003”, ha detto Putin, con la scoperta di “presunte armi chimiche” in Iraq e la successiva invasione che ha provocato “la distruzione del Paese e la conseguente nascita dello Stato Islamico”. Tra il Tillerson che il primo aprile diceva che “non è la priorità Usa spodestare” il presidente siriano e quello che chiedeva ieri a Putin di “scegliere” tra l’Occidente e Assad c’è stato il bombardamento chimico nei pressi di Idlib considerato in Occidente opera del regime e poi il raid punitivo Usa alla base aerea di Al Shayrat, da dove Washington ritiene sia partito l’attacco chimico. Due episodi che hanno di fatto scavato un fossato tra l’amministrazione Trump e Putin, rimandandoli apparentemente ad anni luce dal reset con gli Usa sperato nelle primissime settimane dopo l’elezione di Trump alla Casa Bianca. Così al Cremlino, dove una certa soddisfazione per la sconfitta di Hillary Clinton si è subito accompagnata ai timori per l’imprevedibilità del nuovo presidente Usa, ora si cerca un modo non tanto per riallacciare, ma per gestire i temi più urgenti, a cominciare dalla crisi siriana.

Come detto dal ministro degli Esteri Angelino Alfano, alla riunione di Lucca la “linea prevalente” alla fine è stata quella di coinvolgere la Russia nella ricerca di una soluzione politica e malgrado il distinguo di Tillerson, in modo “significativamente unito” è stato concordato che “la Russia non vada isolata, ma nei limiti del possibile coinvolta nel processo di transizione politica”. “La Russia deve scegliere tra allinearsi agli Stati Uniti e ai Paesi che la pensano allo stesso modo oppure ad Assad, all’Iran e a Hezbollah”, è ufficialmente l’incipit moscovita del segretario di Stato, che inasprendo i toni tra l’altro si scrolla da dosso molti dei dubbi di una eccessiva vicinanza a Putin. Il negoziato, ragionano fonti russe, “sarà duro, ma anche tecnico, nel senso che ci sono tante cose da discutere che esulano dai proclami pubblici e al Dipartimento di Stato si fa soprattutto questo”. La parte tecnica da parte russa spetta all’infaticabile Sergey Lavrov, la parte politica la decide Putin. Il ministero degli Esteri russo ha pubblicato un commento che lascia poco sperare, in cui si cita “la lunga lista di punti di tensione” con Washington e si conclude che “le relazioni russo-americane stanno chiaramente attraversando il momento più difficile dalla guerra fredda. Durante i colloqui vorremmo chiarire se gli Usa capiscono in alcun modo quanto sia necessario stabilizzare e normalizzare le relazioni bilaterali”. “Se domani (oggi, ndr) ci sarà alla fine un incontro con Putin, anche breve, vorrà dire che anche se le cose stanno andando male, si vede più di uno spiraglio”, sottolineano le fonti russe.

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