Prime indiscrezioni sui killer di London Bridge. Scotland Yard ne conosce l’identità

Prime indiscrezioni sui killer di London Bridge. Scotland Yard ne conosce l’identità
5 giugno 2017

I tre attentatori di London Bridge sono stati identificati. Scotland Yard ne conosce l’identità ma ha deciso di non divulgarla per non compromettere le indagini. Saranno rese note quando ciò sarà “operativamente possibile”, ha fatto sapere la polizia. Ma su chi fossero gli attentatori cominciano a trapelare le prime indiscrezioni. E uno di loro era stato segnalato agli agenti dell’antiterrorismo in almeno due occasioni. Aveva lavorato per la catena di fast food KFC prima di accettare, due anni fa, un nuovo impiego per la London Underground. I funzionari dell’antiterrorismo hanno intercettato segretamente le conversazioni di una presunta cellula di Barking affiliata all’Isis, il mese scorso. Uomini di cui non sono state diffuse le generalità erano intenti a discutere su come utilizzare YouTube per organizzare un attacco con furgone e coltelli a Londra, riferisce il Telegraph. La polizia britannica monitorava la presunta cellula estremista nell’Est della capitale già da alcune settimane. Secondo quanto appreso dal quotidiano, un presunto sospetto avrebbe dichiarato che il metodo previsto per compiere un attentato fosse quello di “utilizzare un’auto come arma”; l’uomo inoltre si vantava di avere radicalizzato più di una dozzina di “studenti” a Barking “che intendono diventare martiri”. L’attacco avrebbe dovuto coinvolgere persone in auto e a piedi. Poi gli attentatori avrebbero dovuto uscire dal veicolo per completare la loro missione di morte.

“I video di YouTube lo rendono molto facile da compiere”, avrebbe aggiunto, mentre un altro dei sospetti avrebbe sottolineato la necessità di avere a disposizione “un veicolo con cambio automatico”. Su Barking, dunque, si sono immediatamente concentrate le attenzioni dell’antiterrorismo, dopo l’attentato di sabato sera. Il primo blitz domenica mattina, a King’s Road. Qui la polizia ha perquisito l’appartamento di uno dei killer. L’uomo, che da familiari ed amici veniva chiamato “Abz”, era apparso lo scorso anno in un documentario di Channel 4 sull’integralismo islamico nel Regno unito, mentre srotolava una bandiera dell’Isis a Regent’s Park. Nelle immagini appariva assieme a due predicatori islamici noti alle forze dell’ordine, mentre discuteva con agenti di polizia intervenuti sul posto. Nell’appartamento perquisito dagli agenti Abz abitava assieme alla moglie e due figli, un maschio e una femmina. “Il bambino ha circa tre anni, la bimba è nata due settimane fa”, ha raccontato Salahudeen, un residente locale. I suoi genitori, secondo quanto si è appreso, sarebbero richiedenti asilo originari del Pakistan. Il padre vive nell’Est di Londra, la madre è morta. “Lo abbiamo incontrato moltissime volte”, ha raccontato Salahuddeen. All’inizio, Abz aveva “un comportamento molto amichevole”, ma “all’improvviso lo abbiamo visto cambiare atteggiamento, non si comportava più come al solito”, ha spiegato. “Non era aggressivo, amava chattare, ma ultimamente diceva solo “ciao” e “arrivederci”.

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Un ex amico ha spiegato che Abz si era radicalizzato su internet, guardando video su YouTube del predicatore Ahmad Musa Jibril. E ha detto di avere segnalato tutto alle autorità, non appena Abz ha mostrato i primi segni di estremismo, commentando euforicamente alcuni attacchi terroristici del passato. Spesso Abz portava il figlio sulle spalle e andava a giocare a calcio con lui nel parco. Qui lo ha incontrato Erica Gasparri, italiana, madre di tre figli, residente vicino Barking. Erica ha denunciato Abz alla polizia due anni fa, accusandolo di avere fatto “il lavaggio del cervello” ai suoi figli. L’ha affrontato, ha spiegato, dopo che una volta, tornando a casa, i bambini le hanno detto: “Mamma, vogliamo diventare Musulmani”. Uno dei tre membri del comando – è l’altro elemento emerso oggi – era in possesso di un documento d’identità irlandese. Aveva vissuto per un periodo ancora imprecisato in Irlanda. Il Gardaí, la polizia irlandese in gaelico, ha confermato il ritrovamento del documento. L’uomo, in ogni caso, non compare nei file del Gardaí per nessun crimine né in relazione a questioni di sicurezza. Secondo quanto appreso dal Guardian, sembra che l’uomo fosse di origini marocchine, fosse sposato con una donna scozzese e che durante il periodo trascorso in Irlanda vivesse a Dublino.

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