La Corte di Cassazione, dopo una lunga camera di consiglio, ha confermato le condanne all’ergastolo per Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, ritenuti responsabili della strage di Piazza della Loggia a Brescia del 28 maggio 1974, uno degli eventi simbolo degli Anni di piombo italiani e l’ultima ancora in attesa di una verità processuale. Erano le 10.12 del 28 maggio 1974 quando in piazza della Loggia a Brescia, cuore del dibattito politico della città, durante una manifestazione antifascista indetta dai sindacati, una bomba provocò la morte di otto persone e il ferimento di altre 100. La sentenza definitiva arriva 43 anni dopo e ratifica quanto deciso dai giudici d’appello il 22 luglio 2015. La Cassazione ha ritenuto Maggi e Tramonte mandante ed esecutore materiale della strage, accogliendo le richieste del sostituto procuratore generale. Le difese avevano invece chiesto l’assoluzione. Maggi e Tramonte appartenevano alla formazione neofascista Ordine Nuovo e sono considerati esponenti di quella “destra eversiva”, come avevano scritto i giudici di secondo grado, che voleva, attraverso la strategia stragista, “destabilizzare il sistema politico italiano”. Il Comitato dei familiari delle vittime della strage bresciana ha commentato a caldo la sentenza della Cassazione parlando di una battaglia vinta nella legalità. Intanto, i carabinieri del Ros, a seguito della sentenza della corte di Cassazione ha notificato a Venezia il provvedimento a Carlo Maria Maggi presso la sua abitazione, dove è domiciliato gravemente ammalato. Maurizio Tramonte, invece, e’ stato arrestato in mattinata in Portogallo.
LE TAPPE GIUDIZIARIE
2 giugno del ’79
I giudici della Corte d’assise di Brescia condannano all’ergastolo Ermanno Buzzi e a dieci anni Angelino Papa mentre assolvono gran parte delle 16 persone incriminate dal pm Francesco Trovato e dal giudice istruttore Domenico Vino o li condannano a pene inferiori ma per detenzione di esplosivi o per altri attentati.
18 aprile 1981
Buzzi, personaggio in bilico tra criminalità comune e neofascismo, è strangolato dai “camerati” Mario Tuti e Pierluigi Concutelli nel supercarcere di Novara. I due motivarono l’omicidio con il fatto che Buzzi fosse «pederasta» e confidente dei carabinieri ma il sospetto è che temessero fosse intenzionato a fare dichiarazioni nell’imminente processo d’appello.
2 marzo 1982
I giudici della Corte d’assise d’appello di Brescia assolvono tutti gli imputati compreso Angelino Papa; nelle motivazioni definiranno Buzzi «un cadavere da assolvere».
30 novembre 1984
La Cassazione annulla la sentenza di appello e dispone un nuovo processo per Nando Ferrari, Angelino e Raffaele Papa e Marco De Amici.
23 marzo 1984
Il pm Michele Besson e il giudice istruttore Gian Paolo Zorzi aprono la cosidetta “inchiesta bis”. Imputati i neofascisti Cesare Ferri, il fotomodello Alessandro Stepanoff e Sergio Latini. La nuova pista è aperta dopo le dichiarazioni di alcuni pentiti tra cui Angelo Izzo.
20 aprile 1985
La Corte d’assise d’appello di Venezia, davanti alla quale è celebrato il nuovo processo di secondo grado, assolve tutti gli imputati del primo processo bresciano.
23 maggio 1987
I giudici di Brescia assolvono per insufficienza di prove Ferri, Latini e Stepanoff. Ferri e Latini sono assolti anche dall’omicidio di Buzzi che, secondo i pentiti, avrebbero fatto uccidere perche non parlasse.
25 settembre 1987
La Cassazione conferma la sentenza di assoluzione dei giudici della Corte d’appello di Venezia e pone fine alla prima inchiesta sulla strage.
10 marzo 1989
La Corte d’assise d’appello di Brescia assolve, questa volta con formula piena, Ferri, Stepanoff e Latini.
13 novembre 1989
La prima sezione della Corte di Cassazione, presieduta da Corrado Carnevale, conferma e rende definitive le assoluzioni di Ferri, Stepanoff e Latini. I primi due saranno anche risarciti per la carcerazione subita.
23 maggio 1993
Il giudice istruttore Gian Paolo Zorzi proscioglie gli ultimi imputati dell’inchiesta bis. Quello stesso anno sarebbe cominciata la terza inchiesta, sfociata nel processo per cui è prevista la sentenza a fine novembre.
16 novembre 2010
I giudici della Corte d’assise di Brescia assolvono tutti i cinque imputati (Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Francesco Delfino e Pino Rauti). L’assoluzione è intervenuta in base all’articolo 530 comma 2 assimilabile alla vecchia insufficienza di prove. Revocata la misura cautelare nei confronti dell’ex ordinovista Delfo Zorzi che vive in Giappone.
14 aprile 2012
La Corte d’assise d’appello di Brescia ha assolto Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi, Maurizio Tramonte e il generale dei carabinieri Francesco Delfino. In primo grado, il 16 novembre 2010, i 4 erano stati assolti con formula dubitativa.
21 febbraio 2014
La Corte di Cassazione annulla le assoluzioni di Maggi e Tramonte e conferma quelle di Zorzi e Delfino. Viene così istruito un nuovo processo d’appello contro Tramonti e Maggi.
22 luglio 2015
I giudici della Corte di assise di appello di Milano hanno condannato all’ergastolo Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte.
21 giugno 2017
I giudici della Cassazione confermano le condanne all’ergastolo per Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte.