Ex direttore Fbi ha rivelato info top secret. Assist per Trump

Ex direttore Fbi ha rivelato info top secret. Assist per Trump
10 luglio 2017

James Comey passò ad almeno un amico delle informazioni top secret sulle sue conversazioni con Donald Trump. Oltre la metà del contenuto degli appunti che l’allora direttore dell’Fbi prese sui suoi incontri con il presidente degli Stati Uniti, a proposito delle indagini sul cosiddetto ‘Russiagate’, sarebbe coperto da segreto, secondo le testimonianze di persone a conoscenza del dossier, che ne hanno parlato con The Hill. Comey consegnò i suoi appunti almeno a una persona, a cui chiese di passarli alla stampa. Questa rivelazione fa crescere le possibilità che Comey possa aver violato le regole dell’Fbi, ignorando il protocollo di sicurezza; Comey, prima delle scorse elezioni presidenziali, criticò pubblicamente la candidata democratica, Hillary Clinton, per aver violato, a suo dire, lo stesso protocollo, con l’uso di un server privato di posta elettronica. Un assist per Donald Trump che, a questo punto, ha accusato James Comey proprio di aver consegnato informazioni top secret ai media. The Hill ha pubblicato un articolo in cui alcune fonti rivelano che quattro delle sette note scritte dall’ex direttore dell’Fbi sulle nove conversazioni sulla Russia con il presidente statunitense conterrebbero informazioni “segrete” o “confidenziali”. “James Comey ha spifferato INFORMAZIONI CLASSIFICATE ai media. Questo è davvero illegale!” ha scritto Trump su Twitter.

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The Hill ha ottenuto la notizia dopo che i documenti di Comey sono arrivati al Congresso nei giorni scorsi. L’articolo non afferma che Comey ha condiviso informazioni classificate, ma che avrebbe consegnato a un suo amico avvocato almeno una di queste note, chiedendogli di farne arrivare il contenuto alla stampa, nella speranza di aumentare la pressione su Trump e di ‘ottenere’, dopo il suo licenziamento, la nomina di un procuratore speciale per le indagini sui presunti legami tra la Russia e lo staff del presidente, come poi avvenuto (Robert Mueller). Lo scorso mese, Comey ha testimoniato in Congresso e ha affermato di considerare gli appunti come dei documenti personali, pur accennando all’ipotesi che ci potessero essere anche informazioni classificate; in realtà, l’ex direttore dell’Fbi potrebbe aver violato le regole del Bureau, ignorando il protocollo di sicurezza, visto che, secondo le fonti di The Hill, quattro note conterrebbero materiale “segreto” o “confidenziale”. L’Fbi proibisce ai suoi dipendenti di diffondere informazioni classificate o qualsiasi informazione su indagini in corso senza un permesso scritto e sancisce che tutti i documenti redatti per lavoro sono considerati di proprietà governativa.

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Chi non si attiene alle regole dell’Fbi, viola la legge federale. L’accusa che potrebbe essere rivolta a Comey è la stessa che ha danneggiato la corsa alla Casa Bianca di Clinton, che usò, insieme al suo staff, canali non sicuri per condividere informazioni classificate. Nel luglio 2016, l’Fbi concluse le sue indagini, riscontrando solo “gravi leggerezze” da parte di Clinton e del suo staff nel gestire informazioni riservate, raccomandando quindi al dipartimento di Giustizia la non incriminazione dell’ex segretaria di Stato. A undici giorni dal voto per le presidenziali, Comey annunciò che il caso avrebbe potuto essere riaperto, a causa del ritrovamento di nuove e-mail che avrebbero potuto inguaiare Clinton. Poi, a due giorni dal voto, arrivò ‘l’assoluzione’ finale per Clinton da parte di Comey. Troppo tardi, secondo i democratici; ingiusta, per i repubblicani. Per questo, quando ha licenziato Comey, Trump pensava di ottenere un sostegno bipartisan. Ma non aveva fatto i conti con il Russiagate. Le rivelazioni su Comey, comunque, arrivano nel momento migliore per Trump, che può così cercare di spostare l’attenzione, dopo un fine settimana molto complicato, segnato dalle rivelazioni del New York Times, che ha reso noto che il maggiore dei figli del presidente, Donald Trump Jr., insieme a Jared Kushner, marito di Ivanka Trump, e all’allora manager della campagna elettorale, Paul Manafort, ha incontrato un’avvocata russa legata al Cremlino, dopo aver ricevuto la promessa di ottenere delle informazioni compromettenti su Hillary Clinton.

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