L’Italia continua ad avere, secondo i dati del 2016, la percentuale più alta nell’Ue (19,9%) di giovani nella fascia tra 15 e 24 anni che non cercano lavoro né studiano o sono in formazione (Neet, Not in Employment, Education or Training), un record che detiene oramai ininterrottamente dal 2013. È uno dei dati più preoccupanti che contiene il rapporto annuale per il 2017 sull’Occupazione e gli Sviluppi sociali in Europa, pubblicato oggi a Bruxelles dalla Commissione Ue. Al secondo posto (18,2%) c’è la Bulgaria, che aveva il record fino al 2012, mentre terza è la Romania (17,4%), seguita dalla Croazia (16,9%), Cipro (15,9%) e Grecia (15,8%) e Spagna (14,6%). La media dell’Ue a 28 è all’11,5%, e quella dell’Eurozona all’11,7%. Fra gli altri grandi paesi, la Germania è al 6,6%, la Francia all’11,9% e il Regno Unito al 10,9%. Mentre nell’Ue e nell’Eurozona il picco dei Neet era stato raggiunto nel 2012 (rispettivamente 13,2% e 13,1%) e poi c’è stato un calo costante, in Italia la percentuale ha raggiunto il livello più alto mai registrato nell’Ue nel 2013 (22,2%), per poi calare lentamente negli anni successivi (22,1% nel 2014 e 21,4 nel 2015).
L’Italia è anche lo Stato membro con il più basso incremento di attività nel 2016: la popolazione attiva era il 64,9% degli abitanti fra i 15 e i 64 anni, contro una media Ue del 73%, con la Germania al 78%, il Regno Unito al 77,3% e la Francia al 71,7%. Nella disoccupazione, all’11,7% della forza lavoro nel 2016, gli italiani hanno il quinto valore più alto, poco sotto Cipro e Crazia al 13%, ma sono comunque lontani dal 23,6% della Grecia e dal 19,6% della Spagna, contro una media del 10% nell’Eurozona e dell’8,5% nell’Ue a 28. Ma nella disoccupazione giovanile (15-24 anni) l’Italia sale al terzo posto (37,8%), dietro alla Grecia (47,3%) e alla Spagna (44,4%), dopo essere stata per diversi anni al quarto posto dietro la Croazia (31,1% nel 2016,). Questo nonostante nella Penisola si sia registrato un calo rispetto al 2015 (40,3%) e soprattuto rispetto al picco raggiunto nel 2014 (42,7%). L’Italia rimane inoltre in fondo alla classifica per quanto riguarda il tasso di posti di lavoro vacanti (0,5% contro una media Ue oltre l’1,5%).