Antigone: 29 suicidi in carcere nel 2017, serve prevenzione
Il suicidio avvenuto oggi a Rebibbia è il ventinovesimo dall’inizio dell’anno. “Un calcolo triste e tragico. Al di là delle motivazioni che hanno portato a quest’ultimo episodio c’è necessità di rimettere al centro dell’attenzione pubblica e istituzionale la questione carceraria”, lo spiega l’associazione Antigone in una nota. “Vanno subito assunti provvedimenti diretti a migliorare le condizioni materiali di detenzione – sostiene Patrizio Gonnella, presidente di Antigone – Inoltre, da un lato, vanno rispettate le indicazioni ministeriali sulla prevenzione dei suicidi e, dall’altro, vanno individuate riforme da subito realizzabili. Ad esempio una maggiore apertura nell’uso delle telefonate per i detenuti non soggetti a censura che, garantendo un rapporto costante con i propri famigliari, potrebbero costituire un utilissimo strumento per prevenire gesti autolesivi. Bisogna poi rivedere e residualizzare tutte le forme di isolamento: giudiziario, disciplinare, ma anche quello per ragioni cautelative”. Insomma “l’isolamento, qualunque sia la ragione che lo produce, è sempre devastante per la psiche della persona” conclude Gonnella. I numeri della popolazione carceraria che crescono rendono le persone sempre più invisibili agli operatori (educatori, assistenti sociali, medici, psicologi, direttori) i quali, invece, non aumentano di numero. Andrebbe infine ridotto in generale l’uso alla carcerazione”.