In Italia il consumo medio di carne – intesa come manzo, pollo, agnello e pesce – e’ di 90,70 chili a persona in un anno: un dato che ci conferma tra i paesi piu’ ‘fortunati’ al mondo perche’ questo alimento non e’ facilmente accessibile per potere d’acquisto nel resto del Pianeta, soprattutto nei paesi meno sviluppati. Noi siamo ‘superati’ dall’Australia (111,50 chili), dall’Austria (102 chili) dall’Argentina (98,3 chili), dalla Danimarca (95,20), dalla Spagna (97 chili) ma bisogna tristemente ricordare che ci sono paesi in cui questo valore scende finanche a 4,40 chili a persona l’anno come in India, o come in Indonesia (11,60). Tutto dipende ovviamente dai prezzi, e dalla possibilita’ di comprare questo tipo di alimenti. E’ quanto emerge dal 2017 Meat Price Index, elaborato dalla societa’ britannica Caterwings. In questo studio, sono stati analizzati i prezzi delle carni nelle citta’ principali di ogni paesi e per determinare l’accessibilita’ dei prezzi, questi sono stati incrociati con il slario minimo di ciascun paese e poi calcolati nel numero relativo di ore che una persona deve lavorare per poter acquistare ogni tipo di carne. La Svizzera conta i piu’ alti prezzi della carne, mentre l’Ucraina i piu’ bassi. Ma i prezzi non contano, se si valuta l’abbordabilita’: in India, mediamente, bisogna lavorare un’intera settimana per comprare un pezzo di carne, mentre in Norvegia meno di un’ora del salario minimo per acquistare lo stesso identico prodotto. Per mangiare ad esempio un filetto di 1 kg, i prezzi variano dai 49,68 dollari al chilo della Svizzera ai 3,70 dollari in Ucraina.
Nei paesi europei, costa in media 18-19 dollari al chilo (in Italia ad esempio 17,41 dollari) ma quello che varia e’ il potere di acquisto: ad esempio, uno svizzero deve lavorare poco piu’ di 3 ore per acquistarlo, un italiano 4 ore ma c’e’ chi come in Russia o negli Emirati Arabi, in India, in Egitto o in Vietnam deve lavorare oltre 20 ore. Il calcolo viene fatto in base al salario minimo del paese. In Argentina, paese produttore per eccellenza, un filetto costa 8,20 dollari al chilo e un lavoratore con salario minimo deve lavorare 4,20 ore per poterselo permettere. Se il manzo viene considerato una carne pregiata, il discorso non cambia pero’ per quella notoriamente piu’ economica cioe’ il pollo: per un petto, ad esempio, il prezzo e’ sempre piu’ elevato in Svizzera (27,14 dollari al chilo) mentre in Europa si mantiene sui 10 dollari (in Italia e’ di 8,20 dollari al chilo). Ma se in Norvegia, un lavoratore con salario minimo deve lavorare meno di un’ora per acquistarne uno, ci sono paesi dove lo sforzo deve essere di gran lunga maggiore: in India, per esempio, ci vogliono oltre 10 ore di lavoro mentre in Egitto 7,70 ore. Un livello simile a quello della Russia (6,90) e degli Emirati Arabi (9,30).
Pietanza considerata tra le piu’ prestigiose, il pesce – come il merluzzo – ha i prezzi piu’ alti nei Paesi Bassi (20 dollari al chilo) e quelli piu’ bassi in Cina (3 dollari) mentre in Italia e’ di 11,66 dollari in linea (anzi leggermente inferiore) rispetto agli altri paesi europei. In Russia, dove costa 12 dollari, un lavoratore con salario minimo deve lavorare 40 ore per poterselo permettere: un livello altissimo, seguito solo dall’India (costa 5 dollari e 59 ma ci vogliono oltre 32 ore di lavoro), dalla Cina (22,40 ore) e dagli Emirati Arabi (23,9 ore). Il maiale risulta di gran lunga piu’ alla portata di tutti, visto che una salsiccia costa dai 20 dollari al chilo della Svizzera ai 3 dollari dell’Ungheria. E’ sempre l’India, dove costa 6 dollari al chilo) il paese dove un lavoratore con salario minimo deve lavorare di piu’ per poter comprare questo tipo di carne (39,4 ore). L’Italia ha i prezzi medi europei (8 dollari al chilo). Infine, l’agnello: in Svizzera costa addirittura 48 dollari al chilo, mentre nel resto dell’Europa e’ mediamente sui 18 dollari (anche in Italia). Anche in questo caso, l’India si colloca al primo posto per numero di ore lavorative necessarie a comprarne un chilo (che costa 9,71 dollari): 32 dollari.