Almeno 6 mesi per il concordato

Almeno 6 mesi per il concordato
3 settembre 2017

Sara’ la salvezza di Atac, la municipalizzata romana dei trasporti, il nodo principale attorno a cui vertera’ il lavoro del Campidoglio per i prossimi sei mesi. Tanto servira’ per capire se l’ipotesi di concordato preventivo, di cui l’azienda ha parlato formalmente per la prima volta dopo il Cda di venerdi’ scorso, verra’ valutata praticabile o meno dalla sezione fallimentare del Tribunale. Giovedi’ 7 settembre e’ in programma un’Assemblea Capitolina straordinaria proprio per discutere del futuro della societa’, detenuta al 100% dal Campidoglio. Il giorno dopo, probabilmente, la giunta M5S di Virginia Raggi votera’ una delibera per recepire la scelta del concordato fatta dal Consiglio di amministrazione guidato da Paolo Simioni. Dopo questo passaggio formale, la delibera’ dovra’ essere approvata dall’Aula e solo in seguito, presumibilmente entro il mese di settembre, l’azienda potra’ portare l’istanza di concordato preventivo in Tribunale. Da quel momento in poi scatteranno i 60 o i 120 giorno, a seconda della reazione dei creditori, per presentare un piano di rilancio aziendale da abbinare al concordato. Se ottenuto il concordato concede di congelare i propri debiti – quello di Atac ammonta a 1,3 miliardi di euro – e spalmarne il pagamento nell’arco di cinque anni. Prima pero’ l’azienda dovra’ ottenere il via libera dai creditori, chiamati a votare sulla proposta di concordato. Al momento la societa’ e’ esposta per 350 milioni di euro solo con i suoi fornitori. Il principale limite strutture di Atac e’ quello di essere un’azienda che spende piu’ per pagare le buste paga dei dipendenti – 530 milioni di euro a fonte di un valore della produzione di un miliardo – che per offrire il servizio.

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Uno squilibrio non compensato dagli introiti della bigliettazione che vedono una fascia di evasione tariffaria attorno al 10%. Due le criticita’ da affrontare: la reazione degli 11.700 lavoratori aziendali e quella dei creditori. Nelle scorse settimane sono circolate ipotesi di un taglio del salario accessori a carico dei lavoratori di Atac (fino a 250 euro al mese per gli autisti) associato al concordato. Una prospettiva che i sindacati gia’ hanno respinto con forza minacciando agitazioni e scioperi. Uno sciopero e’ gia’ stato proclamato da alcune sigle autonome per il 12 settembre. Un altro, dei sindacati confederali, potrebbe tenersi tra meta’ mese e inizi di ottobre. Molto dipendera’ dall’esito dell’incontro di Cgil, Cisl e Uil con l’assessore ai trasporti Linda Meleo, fissato per mercoledi’ 6 settembre. L’indomani in ogni caso diversi lavoratori saranno in presidio in piazza del Campidoglio in concomitanza con il consiglio straordinario su Atac. Sul fronte dei creditori, l’incognita piu’ grandi sara’ la reazione dei fornitori che gia’ nelle scorse settimane alle prime voci di un concordato in arrivo avrebbero rallentato l’invio di pezzi di ricambio. Se ci sarà il via libera di tribunale e creditori alla procedura di concordato preventivo in continuità per l’Atac è probabile che torni d’attualità il piano di dismissione immobiliare.

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Il vecchio piano industriale prevedeva nel 2019 la cessione di tre immobili ex rimesse, due uffici in Via Tuscvolana e il terreno presso l’area Cardinal De Luca che si trova al centro e si estende su oltre 2mila mq. Nell’ultimo bilancio disponibile di Atac, all’attivo patrimoniale sono indicati 316 milioni da terreni e fabbricati. In dettaglio si tratta di edifici con destinazione residenziale per un totale di 24mila mq, 7.100 a destinazione direzionale, oltre 11mila commerciale e 11.450 mq con destinazione ricettiva. I terreni di proprietà Atac invece si estendono per oltre 85mila mq di cui circa 28mila alla Garbatella e quasi 45mila in Via Palmiro Togliatti tra la via prenestina e Via Collatina. Alcuni terreni e fabbricati tuttavia per essere venduti devono veder completare l’iter di trasformazione urbanistica. Altri sono immediatamente cedibili, in particolare le tre ex rimesse. La controllata Atac patrimonio in passato aveva già tentato l’alienezione di questi immobili ma senza esito. Con la procedura di concordato preventivo l’eventuale cessione dovrebbe essere realizzata mediante asta.

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