Commissione Ue, grandi progressi su ricollocamenti richiedenti asilo

Commissione Ue, grandi progressi su ricollocamenti richiedenti asilo
6 settembre 2017

Il meccanismo delle “relocation” (“ricollocamenti”) – ovvero la redistribuzione obbligatoria negli altri Stati membri di una parte dei richiedenti asilo giunti in Italia e Grecia negli ultimi due anni – sta finalmente funzionando a ritmo sostenuto, e vi stanno partecipando quasi tutti gli Stati Ue, con l’eccezione di Ungheria, Polonia e Repubblica ceca, che sono già sotto procedura d’infrazione. E’ quanto ha constatato in sostanza, durante una conferenza stampa oggi a Bruxelles, il commissario europeo responsabile del settore, Dimitris Avramopoulos, presentando il rapporto mensile sull’attuazione delle decisioni della Politica comune d’immigrazione e asilo. Proprio nel giorno in cui la Corte europea di Giustizia ha dato ragione alla Commissione, e respinto il ricorso di Ungheria e Slovacchia (appoggiate dalla Polonia) contro le “relocation”, Avramopoulos ha affermato che in questo campo “sono stati fatti enormi progressi” e sottolineato che “il successo del meccanismo deve essere misurato rispetto alla sua capacità di ricollocare i richiedenti asilo presenti e rispondenti ai requisiti previsti”, ovvero quelli arrivati in Italia o in Grecia negli ultimi due anni, e appartenenti a nazionalità che ottengono la protezione internazionale almeno nel 75% delle domande, come media Ue (una condizione che vale, in particolare, per Eritrea, Siria, Qatar, Yemen, Emirati Arabi, Bahrain, ma non per Iraq e Afghanistan). L’obiettivo di attuare tutti i ricollocamenti è “perfettamente raggiungibile, se gli Stati membri continuano i loro sforzi in questa ultima fase”, ha affermato il commissario.

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I richiedenti asilo candidabili per le “relocation” sono però nel frattempo fortemente diminuiti: in Grecia perché, grazie all’accordo Ue-Turchia del Marzo 2016, si sono ridotti drasticamente gli arrivi (-97%) rispetto alla situazione di 18 mesi fa; e in Italia perché gli immigrati, anche quando hanno diritto alla protezione internazionale, spesso non hanno la nazionalità idonea per rientrare fra i “ricollocabili”. Anche in Italia, comunque, ha ricordato Avramopoulos, c’è stata di recente una forte riduzione degli arrivi (-66% da luglio ad agosto). La decisione sui ricollocamenti era stata presa, su proposta della Commissione, a maggioranza qualificata dal Consiglio Ue il 14 settembre 2015, con l’opposizione di quattro paesi: Slovacchia, Ungheria, Repubblica ceca e Romania. In totale, al 4 settembre scorso, i richiedenti asilo ricollocati sono stati 27.695, di cui 19.244 dalla Grecia e 8.451 dall’Italia. Quanti “ricollocabili” restano ancora in Italia e Grecia da trasferire negli altri Stati membri, e quanti potrebbero essere in tutto i ricollocati alla fine ormai prossima del periodo di riferimento di due anni per l’attuazione del meccanismo, il 26 settembre prossimo? Rispondendo a queste domande, la Commissione ha precisato che, al momento, ci sono in Grecia 2.800 persone già registrate e in attesa di essere ricollocate, e altre 2.000 considerate “probabilmente idonee”. In Italia, invece, negli ultimi due anni sono arrivati 27.000 eritrei (20.000 nel 2016 e 7.000 nel 2017), che in principio dovrebbero essere idonei al ricollocamento, ma solo 10.000 di loro sono stati registrati e tra questi 8.000 sono stati già ricollocati.

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Restano dunque sul territorio italiano 2.000 persone registrate e 17.000 non ancora registrate. E alla Commissione si stima che, di queste 19.000 persone, almeno 7.000 saranno ricollocate. In totale, insomma, il numero finale dei ricollocamenti dovrebbe arrivare a poco più di 40.000 (25.000 dalla Grecia e poco meno di 16.000 dall’Italia), sebbene il meccanismo fosse stato pensato inizialmente per redistribuire 120.000 richiedenti asilo. Finora, Malta e la Finlandia hanno quasi completato le loro quote per l’accoglienza dei rifugiati provenienti dall’Italia; ancora Malta e la Lettonia hanno già preso tutti i richiedenti asilo ricollocati dalla Grecia, e sono vicini a completare le loro quote anche Lituania Lussemburgo e Svezia. Inoltre, sono già partiti i primi ricollocati dall’Italia per l’Austria (che finora aveva tergiversato); e, sempre dall’Italia, sono in preparazione le prime “relocation” per la Slovacchia, altro paese inizialmente restio a partecipare al sistema. Continuano invece nel loro atteggiamento di sfida a Bruxelles, nonostante la sentenza della Corte Ue, i tre paesi irriducibili: Ungheria e Repubblica ceca (nessun ricollocato accolto) e Polonia (nessuna “relocation” da oltre un anno). Avramopoulos ha annunciato che non ci sarà nessuna proroga, dopo la scadenza del 26 settembre prossimo, del periodo di due anni a cui si riferisce la registrazione dei richiedenti asilo “ricollocabili”. Non termina invece il 26 settembre l’obbligo per gli Stati membri di accogliere i richiedenti asilo oggetto delle “relocation”, secondo la quota loro assegnata. E, ha ribadito il commissario, l’Esecutivo Ue non esiterà a portare avanti la procedura d’infrazione, fino al ricorso in Corte di Giustizia, contro gli Stati membri che non rispettano quest’obbligo.

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