Gli elettori tedeschi sono chiamati alle urne il 24 settembre per rinnovare il Bundestag e scegliere, di conseguenza, il futuro governo. I sondaggi vedono favorito il Partito cristiano-democratico (Cdu) dell’attuale cancelliera Angela Merkel, con un vantaggio consistente sui principali rivali, i socialdemocratici di Martin Schulz. Ma la corsa per il terzo posto è ancora molto aperta e del tutto incerta la composizione della futura alleanza di governo. Attualmente in Parlamento siedono 4 partiti, nel prossimo potrebbero entrare in sei. Ecco uno sguardo alle principali formazioni politiche che potrebbero entrare nella Camera bassa, superando la soglia di sbarramento del 5%.
CDU: fondato all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, il partito cristiano democratico di centrodestra è il principale partito conservatore, prediletto dalla media borghesia e dai liberi professionisti. Con Merkel alla guida, si è spostato verso il centro, adottando politiche un tempo della sinistra: dalla fine della leva obbligatoria, allo stop al nucleare, fino all’accoglienza dei rifugiati. Il partito è rimasto fedele alla sua leader e dopo 12 anni al potere, ancora non si profila all’orizzonte alcun valido successore.
CSU: l’Unione cristiano-sociale è l’anima gemella, un po’ più conservatrice, della Cdu, nella ricca e tradizionalista Baviera. Il suo leader Horst Seehofer è stato una delle voci più forti contro la politica di accoglienza dei rifugiati perorata da Merkel nel 2015. La Csu comunque si è sempre allineata alla Cdu a livello nazionale. Oggi guidati da Martin Schulz – rappresentano il più antico partito tedesco, presente sulla scena da 150 anni, votato dalla classe operaia ed espressione delle potenti associazioni sindacali. Da quattro anni junior partner della Cdu, la Spd fatica a brillare di luce propria, nonostante sia riuscita a fare approvare alcune suo proposte importanti da un punto di vista mediatico, come l’aumento del salario minimo, i matrimoni omosessuali e altre misure per una maggiore uguaglianza sui posti di lavoro.
FDP: il Partito liberaldemocratico difende i valori liberali e liberisti, sposa i valori dell’economia di libero mercato e le libertà individuali. È stato al governo, sempre come junior partner, più di qualsiasi altro partito tedesco. Ma dopo una legislatura sfortunata al fianco di Merkel (2009-2013) ha dovuto ingoiare il crollo sotto al 5% alle ultime elezioni, restando fuori dal Bundestag. Adesso può sperare in un ritorno con il giovane e telegenico leader Christian Lindner.
VERDI: i Gruenen – oggi guidati da Cem Özdemir e Simone Peter – affondano le loro radici nei movimenti pacifisti e antinucleari degli anni Settanta, e dopo hanno svolto un ruolo di avanguardia anche verso altri obiettivi, come i diritti dei gay. Ma nell’ultimo decennio si sono visti sfilare dagli altri partiti alcuni cavalli di battaglia e sembrano rimasti al palo, dopo gli anni ruggenti al fianco del cancelliere socialdemocratico Schroeder. Potrebbero entrare nella futura coalizione di governo assieme alla Cdu e alla Fdp, formando la cosiddetta coalizione giamaica (dai colori dei tre partiti, nero-giallo e verde.
LINKE: fondata dai comunisti dell’ex Germania dell’Est e dai fuoriusciti della Spd, il partito è fieramente pacifista, nemico delle multinazionali ed è il principale partito di opposizione. Nonostante sia entrato a far parte di molti governi a livello regionale (Laender), le sue richieste radicali come ad esempio uscire dalla Nato e richiamare i militari impegnati in missione estere, ne fa un improbabile partner di coalizione a livello federale. Gli attuali leader sono Katja Kipping e Bernd Riexinger.
AFD: il partito Alternativa per la Germania è nato nel 2013, inizialmente come partito euroscettico, per poi trasformarsi rapidamente in un partito anti-islamico e populista che ha fatto proprie le paure di alcuni strati sociali e la rabbia contro l’improvviso afflusso di stranieri nel 2015. Attualmente è presente in 13 dei 16 parlamenti dei Laender. E’ accreditato attorno al 10%, ma destinato a rimanere sui banchi dell’opposizione, poiché nessun altro partito intende allearsi con il duo formato da Alice Weidel e Alexander Gauland.