Trump all’Onu: “Prima gli Usa. Pronti a distruggere Nordcorea”

Trump all’Onu: “Prima gli Usa. Pronti a distruggere Nordcorea”
19 settembre 2017

È quello che i suoi elettori gli avevano chiesto di affermare, davanti a tutte le nazioni del mondo: “America first”, l’America viene prima” degli altri. Donald Trump, nel suo primo intervento davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, a New York, lo ha detto chiaramente: “Come presidente degli Stati Uniti, metterò sempre prima l’America”. Ma ha detto, soprattutto, che è pronto “a distruggere totalmente la Corea del Nord” e che l’Iran è uno Stato “canaglia” che finanzia il terrorismo, in un discorso durato 41 minuti e preparato dal consigliere Stephen Miller, un ‘falco’. Discorso con cui ha attaccato anche Siria e Venezuela, il socialismo e il libero commercio (se gli Stati Uniti non ne traggono vantaggio), con il suo consueto stile diretto e privo di diplomazia. Dopo poche parole dedicate all’autopromozione (“Gli Stati Uniti hanno fatto molto bene dal giorno delle elezioni”, Wall Street “è ai massimi” e “la disoccupazione è al suo livello più basso”, “i nostri militari saranno presto più forti di quanto lo siano mai stati”), Trump ha ricordato che “viviamo in un tempo di grandi opportunità, ma anche di grandi pericoli. Il terrorismo si è rafforzato ed è diffuso in ogni zona del pianeta”. “Dobbiamo fermare il terrorismo islamico radicale perché non possiamo permettere che distrugga il mondo intero”. È quello che i suoi elettori gli avevano chiesto di affermare, davanti a tutte le nazioni del mondo: “America first”, l’America viene prima” degli altri. Donald Trump, nel suo primo intervento davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, a New York, lo ha detto chiaramente: “Come presidente degli Stati Uniti, metterò sempre prima l’America”.

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Ma ha detto, soprattutto, che è pronto “a distruggere totalmente la Corea del Nord” e che l’Iran è uno Stato “canaglia” che finanzia il terrorismo, in un discorso durato 41 minuti e preparato dal consigliere Stephen Miller, un ‘falco’. Discorso con cui ha attaccato anche Siria e Venezuela, il socialismo e il libero commercio (se gli Stati Uniti non ne traggono vantaggio), con il suo consueto stile diretto e privo di diplomazia. Dopo poche parole dedicate all’autopromozione (“Gli Stati Uniti hanno fatto molto bene dal giorno delle elezioni”, Wall Street “è ai massimi” e “la disoccupazione è al suo livello più basso”, “i nostri militari saranno presto più forti di quanto lo siano mai stati”), Trump ha ricordato che “viviamo in un tempo di grandi opportunità, ma anche di grandi pericoli. Il terrorismo si è rafforzato ed è diffuso in ogni zona del pianeta”. “Dobbiamo fermare il terrorismo islamico radicale perché non possiamo permettere che distrugga il mondo intero”. Sulla Siria, ha detto che “le azioni del regime criminale di Bashar al-Assad, incluso l’uso di armi chimiche contro i suoi cittadini, ha scioccato la coscienza di ogni persona perbene. Nessuna società può essere al sicuro se è consentita la diffusione di armi chimiche vietate”. Poi, ha detto di augurarsi un ridimensionamento del conflitto e una soluzione politica che rispetti la volontà del popolo siriano. Sui rifugiati, ha detto che “le migrazioni incontrollate sono molto ingiuste per i Paesi che le ricevono e da cui partono”, affermando di sostenere l’idea di trovare un posto che accolga i rifugiati il più possibile vicino alla loro patria. Poi, Trump ha attaccato il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, e il socialismo, che “ha distrutto un Paese prospero”, annunciando che gli Stati Uniti “sono pronti a ulteriori azioni” contro il “regime”, già sanzionato.

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Ha poi avvertito anche il governo di Cuba che non toglierà le sanzioni “finché non ci saranno le riforme”. Trump, durante il suo discorso, ha ricordato il piano Marshall e i tre pilastri della pace: “Sovranità, sicurezza e prosperità […] L’intero mondo è più sicuro quando le nazioni sono forti, indipendenti e libere”. “Ci aspettiamo – ha detto Trump – che tutte le nazioni rispettino gli interessi del popolo e i diritti delle altre nazioni sovrane”; “dobbiamo respingere le minacce alla sovranità, dall’Ucraina al mar Cinese meridionale”. “Le nazioni forti lasciano che le persone prendano il controllo del loro destino”. Trump ha menzionato la Costituzione statunitense e il suo 230esimo anniversario: “La più grande regola è contenuta nelle prime tre bellissime parole: ‘Noi, il popolo’. In America il popolo comanda, il popolo è sovrano”. “Come presidente degli Stati Uniti, metterò sempre prima l’America” ha detto. “Gli Stati Uniti saranno sempre grandi amici del mondo e soprattutto dei loro alleati, ma non possiamo più firmare accordi a vantaggio solo di una parte, da cui gli Stati Uniti non ottengono nulla”. Già, gli accordi. Molti di quelli commerciali, per Trump, non sono giusti e devono essere corretti, in modo che non vadano a favore solo degli altri Paesi e che non distruggano milioni di posti di lavoro, come è giusto, ha detto, che il peso dei fondi alle Nazioni Unite sia ripartito diversamente, visto che gli Stati Uniti contribuiscono al 22% del budget dell’organizzazione. Infine, Trump ha chiesto “un grande risveglio delle nazioni”, del loro “orgoglio” e del “patriottismo”. “Dobbiamo sconfiggere – ha concluso – i nemici dell’umanità”.

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