Parte storica riduzione bilancio Usa, 10 miliardi Usd al mese di bond

Parte storica riduzione bilancio Usa, 10 miliardi Usd al mese di bond
21 settembre 2017

Con tutta la cautela del caso, la Federal Reserve americana ha annunciato la storica e attesissima decisione di avviare la riduzione dell’ammontare di titoli pubblici detenuti in bilancio, quelli che erano stati accumulati nel lungo piano di quantitative easing varato dopo la crisi finanziaria del 2007-2008. Si parte ad ottobre ma, appunto, con molta delicatezza: 10 miliardi di dollari al mese di bond che, a scadenza, non verranno riacquistati. Queste dismissioni passive accelereranno di 10 miliardi di dollari ogni tre mesi, fino ad un tetto massimo di 50 miliardi di dollari al mese (30 mld di treasuries e altri 20mld di bond emessi da agenzie Usa). Va tenuta presenta la mole di quel che c’è da smaltire: il bilancio della Fed attualmente ammonta a 4.500 miliardi di dollari laddove, prima dell’avvio delle misure di stimolo tramite acquisti, era sui 900 miliardi. Per smaltire l’eccesso accumulato al ritmo di 50 miliardi al mese ci vorrebbero quasi 6 anni. Una gradualità, che dalla prospettiva di vista europea fa capire quanto sia delicata la fase di riduzione degli acquisti che a breve si troverà a gestire la Bce nell’area euro, posto che nel suo caso il piano di acquisti di titoli è iniziato molti anni dopo di quello targato Fed e che è ancora in pieno svolgimento (la sua graduale moderazione è attesa dal 2018). Tornando alla Fed, i tassi di interesse sono stati mantenuti nella forchetta tra l’1 e l’1,25 per cento, in linea con le attese, e la Fed confermato l’orientamento ad un nuovo incremento da 25 punti base a dicembre. Gli annunci sui bond hanno provocato un immediato balzo del dollaro, con l’euro specularmente sceso fin sotto quota 1,19 laddove, prima degli annunci, si attestava al di sopra di 1,20 dollari. La valuta condivisa a ha segnato un minimo a 1,1860.

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Il tutto mentre la ripresa economica degli Stati Uniti procede “moderata”, secondo le valutazioni illustrate dalla presidente Janet Yellen al termine del direttorio, il Fomc. Uno dei primi temi toccati, dopo quello delle riduzioni di bond, è stato l’impatto del devastante passaggio degli uragani quest’anno. Si sentirà sul Pil del III trimestre e forse sul IV, “il recupero richiederà tempo”, ha detto. Comunque la Fed ha rivisto al rialzo le stime per l’anno in corso e per il 2019 e ha lasciato invece ferme quelle per l’anno prossimo. Le stime sul mercato del lavoro sono rimaste invariate per l’anno in corso e sono migliorate per il 2018. In particolare, per il 2017, la Banca Centrale americana attende una crescita del prodotto interno lordo al 2,4%, mentre a giugno aveva parlato del 2,2%. Quest’anno il tasso di disoccupazione dovrebbe attestarsi al 4,3%, come la stima precedente. La Fed ha già effettuato due rialzi dei tassi nel 2017, ce n’era stato uno a dicembre 2016 e, ancora prima, a dicembre del 2015. Prima di allora, l’ultima volta che la Fed aveva alzato i tassi era stata a giugno 2006. A fronte di prospettive economiche che restano “altamente incerte”, ha aggiunto la Yellen, il previsto percorso di aumento graduale dei tassi resta sostanzialmente invariato. Come vuole la tradizione della politica monetaria, Banca centrale non si è preclusa la possibilità di ripensamenti sulla riduzione dei bond in bilancio: se il quadro dovesse deteriorarsi, ha chiarito la Yellen, il direttorio potrebbe sempre decidere di riavviare gli acquisti. Infine, poche frasi sul suo futuro (incerto). “Intendo portare a termine il mio mandato”, ha detto. Altro non ha voluto dichiarare, se non che non ha avuto ulteriori incontri con il presidente Usa Donald Trump, che non sembra scalpitare all’idea di confermarla a capo della Banca centrale Usa. “Davvero non intendo commentare in merito alle mie intenzioni dopo la scadenza del mandato”.

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