Crisi in Libia, Haftar e inviato di Sarraj a Roma. E l’Onu accelera mediazione

Crisi in Libia, Haftar e inviato di Sarraj a Roma. E l’Onu accelera mediazione
21 settembre 2017

Il governo presieduto da Fayez al Sarraj resta l’unico esecutivo libico ufficialmente riconosciuto dall’Italia e dalla Comunità internazionale. Ma nella ricerca di una soluzione pacifica e diplomatica della crisi in Libia, il governo di Roma “dialoga con tutti”. Anche con Khalifa Haftar, l’uomo forte della Cirenaica che martedì prossimo – nel giorno della riunione interlibica a Tunisi per emendare l’accordo di Skhirat – arriverà in Italia. E siccome il generale, capo dell’autoproclamato Esercito nazionale libico, sarà protagonista anche di incontri politici, per evitare imbarazzi diplomatici e polemiche “ingiustificate”, la sua missione sarà preceduta sabato dall’arrivo in Italia del nuovo capo di Stato Maggiore di Sarraj, il pari grado Abdulrahman al Tawil. Un modo per mantenere il dialogo vivo con i due principali contendenti nel Paese, in un momento in cui l’Onu punta ad accelerare verso una soluzione mediata della crisi in Libia, con il dichiarato obiettivo di ottenere il risultato finale “entro un anno”. A differenza di Haftar, che sarà ricevuto dal ministro della Difesa Roberta Pinotti, il generale proveniente da Tripoli avrà però solo un colloquio con il suo omologo italiano, Claudio Graziano. Nulla di anomalo, secondo fonti contattate da askanews. E nessuna disparità di trattamento, né tantomeno la volontà di accreditare Haftar e ciò che rappresenta più di quanto non si faccia con Sarraj. “Sarebbe solo dietrologia. Haftar avrà incontri politici e militari, perché ambisce ad avere anche un ruolo politico nel suo Paese. L’uomo di Sarraj è solo un comandante militare e come tale sarà ricevuto dal suo omologo italiano”, commentano le fonti.

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Resta il fatto che l’invito ad Haftar ha creato più di un fastidio a Tripoli e le rassicurazioni sul fatto che non ci sarà alcun colloquio con il titolare della Farnesina Angelino Alfano e con il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni (come se Pinotti ed eventualmente il titolare del Viminale Marco Minniti fossero due membri del governo meno rappresentativi e qualificanti) non sono state sufficienti. Sarraj ha chiesto spiegazioni all’ambasciatore italiano in Libia, Giuseppe Perrone, circostanza che nel linguaggio diplomatico indica un certo grado di irritazione. Da qui, l’invito frettoloso al generale al Tawil. D’altra parte, fanno notare le fonti, il colloquio che Pinotti avrà con Haftar ha precedenti illustri. Ad invitarlo in Italia è stato il ministro dell’Interno Marco Minniti, in occasione di una sua visita a Bengasi il 5 settembre scorso. E fuori dal nostro Paese, l’uomo forte della Cirenaica è stato ricevuto a Parigi dal presidente francese Emmanuel Macron (ma assieme a Sarraj) e, nell’ultima settimana, dal capo di Stato tunisino Béji Caid Essebsi. Proprio in Tunisia, nelle stesse ore in cui Haftar sarà ricevuto a Roma, avrà luogo la riunione convocata dall’inviato speciale dell’Onu per la Libia, Ghassan Salamé, per elaborare modifiche all’accordo di Skhirat, raggiunto in Marocco nel dicembre del 2015, dal quale è nato il governo Sarraj. Gli emendamenti prevedono, tra le altre cose, la riduzione del Consiglio presidenziale da nove membri a tre e la sua separazione dal Consiglio dei ministri. Il piano dell’Onu è stato dettagliato ieri dallo stesso Salamé in una riunione a margine della 72esima Assemblea generale delle Nazioni unite a New York.

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Si tratta di “una roadmap di un anno”, la cui prima fase prevede di “emendare l’accordo politico libico”. Poi una conferenza nazionale sotto egida del segretariato generale dell’Onu Antonio Guterres dovrebbe “aprire le porte a quanti si sono autoemarginati e a quanti sono stati riluttanti nell’aderire al processo politico”. La conferenza riunirà i membri della Camera dei rappresentanti (di Tobruk) e dell’Alto Consiglio di Stato (di Tripoli) e molti altri che sono poco o affatto rappresentati in questi due organismi. “Nel corso dei lavori si procederà su base consensuale all’individuazione e alla scelta dei membri di istituzioni esecutive ridefinite per il Paese”, ha detto Salamé. Dopo la conferenza, la Camera dei rappresentanti e l’Assemblea costituente dovrebbero lavorare in parallelo, a cominciare dalle normative per un referendum costituzionale e per elezioni legislative e presidenziali. Un processo politico che dovrà essere sorretto da concreti passi avanti in diverse aree. In particolare, ha spiegato l’inviato Onu, bisognerà dialogare con i gruppi armati, per favorire l’inserimento dei loro membri nel processo politico e nella vita civile. Progressi sono necessari anche per “unire l’esercito nazionale e per portare avanti e rafforzare le iniziative di riconciliazione locale”, ha detto Salamé. Le ultime fasi del processo contemplano “un referendum per l’adozione della Costituzione e poi l’elezione di un presidente e di un parlamento, nella cornice costituzionale, che segneranno la fine della transizione”, ha precisato Salamé. “Entro un anno”, nelle previsioni dell’inviato Onu, bisognerà tagliare il traguardo.

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