Le voci e il gesto, la parola e il corpo. Il secondo ciclo del “Vangelo secondo Matteo” della Biennale Danza ha emozionato il pubblico del Teatro alle Tese dell’Arsenale. Il progetto, firmato dal coreografo di fama internazionale e direttore della Biennale Danza Virgilio Sieni presentato a Venezia in prima mondiale, ha coinvolto duecento interpreti in sei regioni italiane, molti di loro non professionisti e di tutte le le età. Il secondo ciclo, dei tre complessivi, ha presentato nove quadri coreografici, che sono andati in scena contemporaneamente all’interno dello spazio veneziano.
L’effetto, e lo testimoniavano gli occhi lucidi di molti spettatori, è di grande intensità emotiva: l’intreccio tra i cori sacri e la corporeità dei ballerini, tra i volti dei più anziani e la grazia plastica, ai confini della scultura, di alcuni quadri, produce un’opera che travalica i generi e diventa meditazione sia sul Vangelo, sia sulla danza in sé, sui suoi confini e le sue possibilità. I quadri del secondo ciclo hanno raccontato con forza viva la Crocifissione e l’Ultima cena, sui due spazi scenici più ampi, ma anche la Fuga in Egitto, il Battesimo, con i ballerini immersi nell’acqua. E ancora, in due momenti distinti e speculari, l’Annuncio dell’angelo a Giuseppe, la Pietà e la deposizione. Ma forse i volti che restano più impressi nello spettatore sono quelli delle quattro raccoglitrici di pomodori venute dalla Puglia chiamate da Sieni a mettere in scena le Beatitudini. Sotto gli occhi del presidente della Biennale Paolo Baratta i ballerini di Sieni hanno a modo loro realizzato un miracolo emotivo, la cui fortissima tensione si è sciolta alla fine in un ballo liberatorio e felice. A festeggiare una performance memorabile e un’idea di arte a tutto tondo.
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