Pochi mesi per tanti interrogativi. La commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema finanziario e bancario, composta da venti senatori e venti deputati, ha approvato oggi con poche modifiche il regolamento messo a punto dal presidente della stessa commissione, Pier Ferdinando Casini e dai vicepresidenti Mauro Maria Marino (Pd) e Renato Brunetta (Fi), tra le proteste in particolare di M5S, Si e Fdi. Il gruppo Fi si è mosso nella maggior parte delle votazioni insieme alla maggioranza. Nel pomeriggio un ufficio di presidenza allargato ai rappresentanti dei gruppi dovrà iniziare a stabilire il calendario e un primo schema sulle audizioni che verranno svolte. Un passaggio di sostanza con M5S che ha già annunciato di voler ascoltare: il presidente della Bce, Mario Draghi, il governatore di Bankitalia Ignazio Visco (il cui incarico scade a fine ottobre e che il governo sarebbe orientato a riconfermare), il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, l’ex Ad di Unicredit Federico Ghizzoni, le procure di Milano, Roma e Trani e poi i protagonisti delle crisi bancarie a partire dai vertici di Mps. La commissione, come recita la legge istitutiva, deve concludere i lavori “comunque entro la fine della legislatura” e dunque entro marzo o addirittura prima se si andrà ad elezioni anticipate. Mesi complicati in cui a tenere banco saranno la legge di Bilancio per il 2018 e il dibattito sulla legge elettorale. Tutto questo per uno spettro molto ampio di indagine. Tra i compiti attribuiti alla commissione, verificare gli effetti sul sistema bancario italiano della crisi finanziaria globale, l’efficacia delle attività di vigilanza e l’adeguatezza della legislazione che regola il settore. La commissione accenderà poi un faro particolare sulla gestione degli istituti in situazioni di crisi e di dissesto che sono stati oggetto di interventi con risorse pubbliche come Mps ma anche Banca Marche, Cariferrara, Banca Etruria, Cassa di risparmio di Chieti oltre alle due banche venete.
La commissione avrà gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria. Per quanto attiene alla pubblicità dei lavori verrà redatto il processo verbale e pubblicato il resoconto stenografico e un resoconto sommario salvo che la commissione non disponga altrimenti. Nel corso della seduta la commissione potrà disporre che i lavori procedano “in forma segreta” e “qualora lo ritenga opportuno la commissione può decidere di riunirsi in seduta segreta, su richiesta del presidente”. Il presidente della commissione, Casini, potrà valutare l’ammissibilità delle domande rivolte ai testimoni ascoltati dalla stessa commissione. E’ stato infatti bocciato, tra le proteste dei grillini, di Sinistra italiana e Fdi, un emendamento al regolamento che chiedeva appunto di cancellare l’ultimo inciso dell’articolo 14 (“che ne valuta l’ammissibilità”). Respinto anche l’emendamento che chiedeva di allargare ai rappresentanti dei gruppi le riunioni dell’ufficio di presidenza (composto, oltre che da Casini, dai vicepresidenti Marino e Brunetta e dai due segretari esponenti della Lega e delle autonomie) che dovranno stabilire se classificare o meno come segreti gli atti e i documenti che arriveranno alla commissione. Tanto che Carlo Sibilia, M5S, uscendo dalla seduta dice: “chi è stato eletto dal 25% degli italiani sarà tagliato fuori”. E all’indomani della polemiche sulla vicenda sollevata dalle Iene sui collaboratori parlamentari, è stato approvato un emendamento al regolamento firmato da Sinistra italiana che prevede che i collaboratori esterni della commissione “dovranno essere scelti tra persone di riconosciuta indipendenza e comprovata competenza ed esperienza nei settori che formano oggetto dell’inchiesta della commissione”.
Enrico Zanetti, segretario di Scelta Civica, punta il dito contro il potere concesso al presidente Casini di valutare l’ammissione delle domande ai testimoni e parla di “brutta pagina”: “la scelta di attribuire al presidente il diritto di giudicare l’ammissibilità o meno delle domande che i commissari vogliono fare ai testimoni, nonostante la richiesta di tutte le opposizioni di modificare questo punto del regolamento, è la cartina di tornasole del perché è stato voluto in quel ruolo chi pensava che la commissione d’inchiesta sulle banche fosse addirittura meglio non farla ed è molto più attento a fermare le domande altrui che a porne di proprie”. Giorgia Meloni protesta per la bocciatura di tutte le proposte presentate al regolamento che puntavano a introdurre limiti sul segreto. “In sostanza, si punta a mantenere segrete le ragioni per le quali gli italiani hanno messo miliardi di euro nel sistema bancario” e promette che Fdi si batterà “perché si sappiano i nomi dei grandi debitori insolventi delle banche”. Giovanni Paglia (Si) fa notare la posizione assunta da Fi che “vota sistematicamente con la maggioranza” e “sulle cose serie il patto del Nazareno non esce di scena”. Le “due cose più scandalose del regolamento – sottolinea il grillino Carlo Sibilia – sono il fatto che il presidente Casini ha l’ammissibilità sulle domande che i commissari possono rivolgere al testimone” e “non si è voluto allargare ai rappresentanti dei gruppi la decisione sulla secretazione sugli atti e i documenti”. A difendere il vaglio di Casini sull’ammissibilità delle domande ai testimoni, Gian Carlo Sangalli (Pd), componente della commissione: “ciò avviene in tutte le commissioni di inchiesta”.