Crescono adesioni a sciopero della fame per ius soli, ma Renzi dribbla

Crescono adesioni a sciopero della fame per ius soli, ma Renzi dribbla
Il presidente del Piemonte, Sergio Chiamparino
6 ottobre 2017

Crescono le adesioni allo sciopero della fame per lo Ius soli, ma non ancora le chance che la legge per la cittadinanza possa essere approvata. Almeno a seguire il dibattito della Direzione Pd, in cui il segretario del principale partito ha accuratamente evitato il tema, come già fatto nella enews di ieri. Tracciando lo scenario di fine legislatura, Renzi non ha fatto alcun accenno alla questione: “Finiamo con l’approvazione della manovra e una solida maggioranza”, si è limitato a dire Matteo Renzi. Eppure proprio dal Pd arrivano in maggior numero le adesioni al digiuno a staffetta: oggi si sono aggiunti diversi parlamentari, l’eurodeputato David Sassoli, il presidente del Piemonte Sergio Chiamparino. Prese di posizione che però al momento non producono effetti. Tanto che da Mdp si critica l’iniziativa: senz’altro “lodevole”, dice il capogruppo Laforgia, ma “se credete davvero che lo Ius soli sia una legge di civiltà, attivatevi per approvarla. Altrimenti date solo l’impressione di uno stucchevole gioco delle parti”. Ma per ora, il quadro non cambia. Perché, spiegano dal Senato, troppe le variabili ancora incerte che però incideranno sulla decisione finale: “Innanzitutto la legge elettorale, e poi l’esito del voto in Sicilia”. Non tanto i numeri del Senato, “quelli ci sarebbero”, ma con quale percorso e quale maggioranza provare ad arrivare all’ok dello Ius soli. Oltre alla domanda principale: quale effetto avrebbe sull’opinione pubblica, a pochi mesi dalle elezioni politiche.

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Se si decidesse di tentare l’approvazione, spiegano sempre da palazzo Madama, le strade potrebbero essere diverse. Oggi Maurizio Lupi ha smentito che i senatori potrebbero abbandonare l’Aula al momento del voto, e ha aggiunto che “la fiducia di Ap se la scordano”, ma nel Pd sanno che l’ex ministro “vuole tornare nel centrodestra: altri esponenti che cercano l’alleanza col Pd la pensano diversamente”. Così come i verdiniani, che “dopo il voto del Def si vogliono mostrare sempre più decisivi”. E allora la prima strada potrebbe essere quella di “appoggiarsi alla sinistra, approvando il testo senza modifiche contando sulla scarsa presenza delle opposizioni in Aula, Fi per prima, per avere comunque i numeri”. Oppure, la seconda strada, “andare incontro ad Ap, aprire alle modifiche richieste, ‘cangurare’ il provvedimento per falcidiare i circa 8mila emendamenti leghisti”. Ma in questo caso, si interrogano nel Pd, “cosa farebbe la sinistra di fronte a uno Ius soli in versione ridotta?”. Con la fiducia che resta ancora possibile, spiegano dal governo, se “si aprisse uno spiraglio”. Ma la decisione passa prima di tutto da quale schema il Pd sceglierà per presentarsi alle elezioni, e dunque da quale legge elettorale si avrà. Solo a quel punto si potrebbe pensare al blitz in Senato, prima della sessione di bilancio. Ma sapendo che l’esito delle elezioni siciliane potrebbe di nuovo mescolare le carte. Per la legge elettorale e per lo Ius soli.

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