La commissione Affari costituzionali della Camera ha dato il primo via libera al Rosatellum bis, votando il mandato al relatore Emanuele Fiano a riferire in aula sul testo della legge elettorale. Hanno votato a favore Pd, Forza Italia, Lega, Ap, Direzione Italia, Scelta civica, Civici e innovatori. Contrari M5s, Fratelli d’Italia, Sinistra italiana, Mdp, Alternativa libera. Niente modifiche delle soglie (e dunque nessuna norma salva Ap), accordo trovato sulle firme. Si sciolgono due dei noti rimasti in sospeso e il Rosatellum bis si avvia verso il primo sì della commissione Affari costituzionali. Continua a reggere l’accordo tra i 4 partiti che sostengono la proposta di legge elettorale (Pd, Fi, Lega e Ap), nonostante alla fine non sia passata la norma chiesta dagli alfaniani che prevedeva si potesse accedere ai seggi superando la soglia del 3% in Senato in almeno tre regioni invece che su tutto il territorio nazionale. Di traverso si era infatti messa Forza Italia, che già al Sud rischia di essere “compressa” dai partitini e che temeva che la presentazione di “liste dei Governatori” del Pd avrebbero rosicchiato ulteriore consenso. L’ipotesi di una tale modifica ha inoltre aperto un ulteriore fronte tra dem e Mdp, con gli uni che indicavano gli altri come potenziali fruitori di quel “vantaggio” e questi ultimi che rispondevano che si trattava di una “schifezza”.
Ap ottiene però la possibilità (per la verità utile a tutti i partiti più piccoli) di far salire il numero di pluricandidature da tre a un massimo di cinque: in pratica, il candidato dell’uninominale potrà presentarsi anche in cinque collegi plurinominali, e questo darà più chance di elezione. Altro nodo sciolto dalla commissione è quello delle soglie necessarie per presentare le liste. Alla fine ha prevalso una linea che rende la pratica molto più semplice: vengono infatti esentati i partiti che abbiano costituito un gruppo parlamentare entro il 15 aprile 2017 (una data scelta per aiutare Mdp, nata a marzo). Inoltre, per questa prima volta, viene dimezzato il numero di firme (750 invece che 1500) di quelle liste di nuova formazione o che non abbiano un gruppo parlamentare. Durante i lavori della commissione si è poi registrato un clima di tensione tra Pd e M5s sulla questione della definizione dei collegi. I pentastellati hanno supposto che il ministero dell’Interno possa ricorrere al cosiddetto ‘jerrymandering’, cioè utilizzi una perimetrazione che avvantaggi la propria parte politica. “E’ una vergogna – gli replica Fiano – che il Movimento 5 Stelle metta in dubbio l’onestà e la trasparenza del ministro Minniti e di quanti al ministero dell’Interno avranno il compito di delineare i collegi elettorali”. In Aula si comincia martedì.