Manovra, sindacati pronti a battaglia su lavoro e pensioni

Manovra, sindacati pronti a battaglia su lavoro e pensioni
Annamaria Furlan (Cisl), Carmelo Barbagallo (Uil) e Susanna Camusso (Cgil)
15 ottobre 2017

“La sfida del lavoro sara’ centrale nella legge di bilancio che approveremo lunedi’”. Cosi’ il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha confermato l’impegno dell’esecutivo verso i giovani. Un impegno che il ministro del Lavoro Giuliano Poletti illustrera’ ai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil lunedi’ in mattinata. L’incontro, dedicato a lavoro e pensioni, prosegue il confronto avviato da piu’ di un anno e arriva dopo la mobilitazione dei sindacati di sabato. Cgil, Cisl, Uil hanno organizzato manifestazioni davanti alle prefetture di tutta Italia per sostenere le proprie rivendicazioni. I sindacati pensano come il governo che siano improcrastinabili misure per i giovani, ma giudicano insufficiente la decontribuzione sulle nuove assunzioni annunciata dall’esecutivo. “Servono delle politiche rispetto all’occupazione giovanile che non possono essere come sempre un po’ di incentivi senza prospettive”, sostiene la leader della Cgil, Susanna Camusso, secondo cui occorre “dare una prospettiva al Paese” scegliendo la strada degli investimenti e di risposte sociali, a partire dalla proroga e rifinanziamento degli ammortizzatori. Sulla stessa linea il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo: “Chiediamo piu’ risorse per gli ammortizzatori sociali”, necessari in particolare nel Mezzogiorno. Il governo ha mostrato la disponibilita’ a prorogare la Cig per le aree di crisi complessa, ma per Cgil, Cisl e Uil non basta. “Bisogna far riprendere l’economia del nostro Paese – e’ il pensiero di Barbagallo – facendo in modo che non si basi su decreti, ma su investimenti pubblici e privati”.

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Anche per la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, “le priorita’ sono la crescita e il lavoro, in particolare quello dei giovani, che troppo spesso, dopo tanti sacrifici, sono costretti ad andare all’estero per trovare un’occupazione”. Ma non meno importante e’ la questione previdenziale: domani i sindacati ribadiranno al ministro Poletti la richiesta di bloccare l’innalzamento automatico dell’eta’ pensionabile legato all’aspettativa di vita e di individuare nuovi criteri in grado di poter misurare il diverso impatto delle attivita’ lavorative sulla speranza di vita. “L’aspettativa di vita – spiega Furlan – e’ diversa a seconda del lavoro che si fa: se si lavora oltre i quarant’anni in un altoforno, a 85 anni non ci si arriva”. Nonostante l’intervento delle Commissioni parlamentari del Lavoro, che hanno chiesto al governo di sospendere la norma e posticipare i decreti dirigenziali che potrebbero allungare a 67 anni l’eta’ della pensione nel 2019, Poletti non si e’ ancora espresso. Sicuramente, invece, domani arrivera’ una risposta sulla riduzione dei requisiti contributivi per l’accesso alla pensione delle donne con figli o impegnate in lavori di cura. Poletti ha prospettato una misura in legge di Bilancio che assicura alle donne madri, che hanno diritto all’ape sociale, 6 mesi in piu’ di contributi per ogni figlio (fino a 2 anni). Una misura ritenuta insufficiente da Cgil, Cisl e Uil, che chiedono un riconoscimento maggiore a tutte le donne (1 anno per figlio fino a massimo 3 anni) e ai soggetti che assistono coniuge o parente con handicap grave.

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Sul tavolo c’e’ anche la questione della rivalutazione delle pensioni in essere, su cui, spiega il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli, “si e’ registrata qualche apertura per tornare al sistema a scaglioni e non per fasce di reddito”; ma il sindacato vuole ripristinare il meccanismo di perequazione delle pensioni previsto dalla legge 388/2000 a partire dal 2018 mentre il governo ha indicato il 2019. Altro tema su cui Poletti si era impegnato ma che non dovrebbe trovare spazio in manovra, e’ la cosiddetta pensione di garanzia per i giovani, un meccanismo che consenta cioe’ di costruire assegni dignitosi per i giovani che svolgono lavori discontinui. Potrebbe invece esserci qualche spazio per piccoli interventi correttivi sull’Ape sociale, nella parte relativa a lavori usuranti, gravosi e precoci. Sul tappeto ci sono pure i nodi degli esodati e di ‘Opzione donna’: vi e’ l’ipotesi di riprogrammare i fondi stanziati e utilizzare le risorse impegnate ma non spese. Ed ancora il capitolo della previdenza complementare (per rilanciare le adesioni), quello della separazione della spesa previdenziale da quella assistenziale, quello della riforma della governance degli enti previdenziali. Barbagallo chiedera’ al governo di “chiudere la seconda fase del confronto sulla previdenza e di aprire la terza fase per dare dignita’ alle pensioni dei giovani, per dare equiparazione delle donne e per chi fa lavoro di cura, per dare piu’ potere d’acquisto ai pensionati che sono stati il vero ammortizzatore sociale di questo Paese”. Se “non dovessero arrivare risposte dal governo – e’ l’avvertimento di Camusso – decideremo come continuare la mobilitazione”.

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