Catalogna, Corte costituzionale annulla il referendum. Migliaia in piazza

17 ottobre 2017

Tensione ancora altissima tra Madrid e i vertici catalani all’indomani dell’arresto dei due leader indipendentisti Jordi Sanchez e Jordi Cuixart. Quando mancano 48 ore alla scadenza dell’ultimatum lanciato dal primo ministro Mariano Rajoy al presidente catalano, Carles Puigdemont, il ‘Govern’ fa sapere che non rispondera’ al nuovo appello del governo spagnolo se non ribadendo la richiesta di dialogo gia’ annunciata ieri. A infiammare gli animi contribuisce la sentenza del Tribunale costituzionale spagnolo che ha dichiarato “incostituzionale e nulla” la legge sul referendum in Catalogna promulgata dal parlamento catalano lo scorso 6 settembre. Lo stesso Tribunale aveva gia’ dichiarato la sospensione della stessa legge. Secondo la sentenza della Corte, il percorso parlamentare della legge approvata a settembre dal parlamento catalano si e’ caratterizzato per una serie di “rotture del procedimento legislativo molto gravi”, che hanno compromesso “la formazione della volonta’ della Camera, i diritti delle minoranze e i diritti fondamentali dei cittadini a partecipare alle questioni politiche tramite i loro rappresentanti”. La legge catalana, secondo il Tribunale costituzionale “e’ con tutta evidenza incostituzionale”, perche’ “contraria a principi essenziali del nostro ordinamento costituzionale: la sovranita’ nazionale che risiede nel popolo spagnolo, l’unita’ della Nazione costituita dallo Stato sociale e democratico di diritto e la stessa supremazia della Costituzione”. La permanenza o meno della Catalogna nello Stato, secondo la Corte, non puo’ essere decisa solo dai cittadini catalani ma da tutti i cittadini spagnoli. “Il contrario comporterebbe la rottura dell’unita’ della cittadinanza e in termini giuridico-costituzionali, della Nazione di tutti”. Intanto, migliaia di persone sono scese in piazza in Catalogna per protestare contro l’arresto di Jordi Cuixart e Jordi Sanchez, leader delle due rispettive organizzazioni favorevoli all’indipendenza catalana, Omnium Cultural e Anc .

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I “due Jordi” – come li ha soprannominati la stampa catalana – sono stati arrestati per ordine del giudice che indaga sui fatti dello scorso 20 settembre, quando la Guardia Civil effettuò alcune perquisizioni in edifici pubblici in cui si sospettava fosse custodito il materiale per il referendum di indipendenza poi celebrato seppure in forma semiclandestina il successivo primo ottobre. Per entrambi l’accusa è quella di “sedizione” e il fermo è stato giustificato con il rischio di “distruzione delle prove” e di “recidiva”, al momento che gli imputati appartengono a “un gruppo organizzato che ha l’obbiettivo di raggiungere l’indipendenza della Catalogna al di fuori della legalità”. Anche il ‘Parlament’, organo legislativo della Comunita’ autonoma catalana ha interrotto le sue attivita’ per cinque minuti in segno di solidarieta’ nei confronti di Sanchez e Cuixart. Il governo spagnolo ha presentato gli arresti come un atto dovuto, mentre gli indipendentisti hanno parlato di “prigionieri politici”; l’accaduto non farà tuttavia che aumentare la tensione in una Catalogna che attende ora di vedere che cosa deciderà il governo regionale di fronte alla scadenza giovedì dell’ultimatum imposto da Madrid sulla dichiarazione di indipendenza, approvata e immediatamente sospesa la settimana scorsa dal presidente della Generalitat, Carles Puigdemont. Per il portavoce del governo separatista catalano ha qualificato come una “provocazione dello stato spagnolo” la collocazione in stato di detenzione provvisoria di due influenti dirigenti indipendentisti, accusati di “sedizione”.

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“Lo Stato prova a provocare, ma le persone non cadono nella provocazione”, ha detto Jordi Turull, sostenendo di comprendere “l’indignazione” dal momento che i due dirigenti, Jordi Cuixart e Jordi Sanchez, non hanno fatto altro che – secondo lui – lanciare appelli a manifestazioni pacifiche. “La Spagna imprigiona dei dirigenti usciti dalla società civile per aver organizzato manifestazioni pacifiche. Noi abbiamo di nuovo, tristemente, dei prigionieri politici”, ha dichiarato su Twitter il presidente catalano Carles Puigdemont. Cuixart dirige Omnium Cultural e Sanchez l’Assemblea nazionale catalana (Anc), le due più importanti associazioni indipendentiste di Catalogna, che contano decine di migliaia di membri. La giustizia li accusa di aver incoraggiato la folla a bloccare l’uscita di un edificio dove la Guardia Civil spagnola conduceva una perquisizione la notte tra il 20 e il 21 settembre a Barcellona. Le guardie sono rimaste bloccate fino a metà della notte. Uno dei due leader era stato visto in piedi su un 4X4 della Guardia Civil mentre incoraggiava i manifestanti a condurre una “mobilitazione permanente” per difendere il diritto dei catalani a organizzare un referendum indipendentista. L’annuncio dell’ordine di detenzione dei due uomini da parte del giudice d’istruzione di Madrid ha provocato manifestazioni in Catalogna a partire dalle 22 di ieri sera, compresi i concerti di pentole, una manifestazione tipica nella regione. E’ invece stata salutata dal capo del Partito popular, conservatore e al potere a Madrid, Xavier Garcia Albiol, come una prova che lo stato di diritto alla fine rimette “tutti al loro posto”.

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