Ryazansky e Bresnik al Papa: dobbiamo pensare come genere umano

26 ottobre 2017

“Qui rappresentiamo differenti popoli e ognuno di noi ha la sua storia; la mia è iniziata con mio nonno che è stato un pioniere, uno degli ingegneri che ha costruito lo Sputnik e per me è un onore continuare la sua tradizione perché lo Spazio è importante per noi come esseri umani”. A parlare è il cosmonauta russo Sergey Ryazansky, rispondendo a una domanda di Papa Francesco, collegato dal Vaticano con la Iss, che chiedeva cosa avesse spinto a diventare astronauti gli uomini dell’equipaggio, di cui fa parte anche l’italiano Paolo Nespoli, che ha fatto anche da traduttore. “Ciò che vedo da qui – ha aggiunto l’americano Randy Bresnik della Nasa – è una prospettiva incredibile; vedere la Terra un po’ quasi come la vede Dio, e vedere la bellezza di questo pianeta. Con la nostra velocità di 10 km al secondo, vediamo una Terra senza confini, dove l’atmosfera è sottile e labile e guardare la Terra in questo modo ci permette di pensare come essere umani e considerare che tutti dovremmo lavorare assieme e collaborare per un futuro migliore”.

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