Il giudice belga concede la libertà condizionata a Puigdemont

Il giudice belga concede la libertà condizionata a Puigdemont
6 novembre 2017

E’ stata concessa la liberta’ condizionata all’ex presidente catalano Carles Puigdemont e i suoi 4 assessori (Maria Serret, Antoni Comin, Lluis Puig e Clara Ponsati) in fuga dalla giustizia spagnola, dal giudice belga che li ha interrogati. Il magistrato ha ritirato loro i passaporti e li ha obbligati a dimorare a Bruxelles o a informare la polizia dove si troveranno nei prossimi giorni in Belgio per la prosecuzione dell’esame della richiesta iberica di arrestarli e trasferirli a Madrid. Questa era l’opzione migliore per i Puigdemont e i suoi 4 ex assessori. Il giudice, che aveva fino ad ieri alle 9,17 per decidere, poteva respingere la richiesta spagnola di mandato di cattura europeo; poteva accettarla e mettere sotto custodia i 5 o rilasciarli come e’ accaduto in liberta’ condizionata, in attesa di prendere in esame nel merito il mandato di cattura spiccato da Madrid. Puigdemont e i quattro ministri, nel pomeriggio di ieri hanno testimoniato davanti ai giudici. Tutti hanno scelto l’olandese, oltre il francese, come lingua per la procedura di indagine che la giustizia belga ha messo in moto per decidere se eseguire gli ordini europei di arresto emessi dalla Audiencia National contro di loro.

Sul fronte politico, il partito sepatarista di Puigdemont, PDeCAT, ha annunciato di voler candidare il leader catalano alle elezioni regionali del 21 dicembre prossimo. “Vogliamo che il presidente Puigdemont sia la persona che guiderà la grande offensiva che porteremo alle elezioni del 21”, ha dichiarato la portavoce Marta Pascal parlando ai membri del partito. E proprio il fronte indipendentista catalano potrebbe raggiungere o avvicinarsi moltissimo alla maggioranza assoluta del Parlamento nelle elezioni anticipate, dopo il commissariamento della regione deciso dal governo centrale spagnolo. Lo rivela un sondaggio realizzato da GAD3 per La Vanguardia, secondo cui i voti della Sinistra Repubblicana di Catalogna (Esquerra Republicana de Catalunya, ERC), insieme al partito del leader catalano Carles Puigdemont PDECat e la Cup, porterebbero a 66 deputati il totale del gruppo, quando la maggioranza assoluta è di 68. La Sinistra repubblicana avrebbe la maggior parte dei voti, con il 29% delle preferenze, seguita da Ciutadans, 21%, al terzo posto si piazzerebbero i socialisti catalani del PSC, quarto il partito dell’ex presidente catalano deposto con il 10%, in grande calo, rispetto alle ultime elezioni. Intanto il manifesto lanciato ieri da Puigdemont per un’alleanza dei democratici in Catalogna ha superato le 80mila adesioni.

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Il vice premier belga e ministro dell’Interno, Jan Jambon, intanto, si scaglio contro Madrid. Un’intervista a VTM, il vice premier belga ha dichiarato che il governo spagnolo “è andato troppo oltre” nella sua risposta alla sfida indipendentista della Catalogna. Per Jambon, la Spagna ha messo le leggi nazionali davanti alla Convenzione dei diritti umani e ad altre leggi “che sono sopra” gli spagnoli, nella sua gestione del processo separatista catalano. “Esiste la legge spagnola, ma anche la legge internazionale, la Convenzione europea sui diritti dell’uomo e altre cose. E tutto questo è al di sopra della legge di uno Stato membro”, ha detto. Jambon ha chiesto alla comunità internazionale di vigilare sulla Spagna per fare in modo che il leader catalano Carles Puigdemont riceva un trattamento legale giusto da parte di Madrid. “Mi chiedo come uno Stato membro dell’Ue possa arrivare fino a questo punto, e mi chiedo dov’è l’Europa e che opinione abbia in merito”, ha insistito. In questo senso, Jambon ha avanzato dubbi sul ruolo delle istituzioni europee. “Tutto questo accade in uno stato europeo e noto che c’è silenzio ovunque. Mi chiedo che cosa sta aspettando l’Europa. Se la stessa cosa fosse avvenuta in Polonia o in Ungheria, penso che ci sarebbero state altre reazioni”, ha commentato.

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