Va bene parlare di alleanze, giusto provare a costruire la coalizione “più larga possibile”, il Pd non mette “veti”, ma nessuno chieda “abiure” e sia chiaro che chi dirà no ad un accordo si assumerà la “responsabilità”. Matteo Renzi parla alla direzione Pd e lancia una vera e propria offensiva diplomatica agli interlocutori di centrosinistra, a cominciare da Giuliano Pisapia. Un lavoro in cui sarà aiutato da Piero Fassino, un modo per smentire la tesi dell’uomo solo al comando, ha spiegato Renzi. I toni sono molto diversi da quelli di qualche settimana fa, l’apertura sul fronte delle alleanze è netta – anche se per i maliziosi sarebbe solo tattica, il classico gioco del cerino – e l’unico paletto che resta fermo è quello sul giudizio relativo agli anni passati. Si vedrà nei prossimi giorni se la mossa produrrà qualche novità, anche se Mdp già risponde che non ci siamo: bisognerà capire la risposta di Giuliano Pisapia, che ieri aveva fatto un appello all’unità del centrosinistra. Dalla relazione Renzi elimina anche i temi più delicati, quelli più controversi nello stesso Pd: non si parla di banche, nemmeno un accenno, e non viene nemmeno sfiorato il tema delle legge sui vitalizi, teoricamente inserito all’ordine del giorno della riunione per vincolare i senatori Pd riottosi. Addirittura, assucura di non avere intenzione di fare il “Macron italiano”. Renzi chiede una coalizione vera, non un semplice “apparenbtamento tecnico”, ricorda che con il Rosatellum “o riesci a stare nei collegi sopra il 30% o difficilmente competi, in un sistema tripolare. Bisogna stare – almeno in alcuni territori – ampiamente sopra il 30% per essere competitivi”.
Soprattutto, aggiunge, “non sarà il Pd a mettere alcun veto e alcun paletto alla coalizione più larga possibile. Anzi, sarà nostra cura allargare il più possibile”. L’interlocutore privilegiato è Pisapia, Renzi lo dice esplicitamente rivolgendosi “a sinistra in primis fa riferimento al mondo di Campo progressista a cui lanciamo parole di dialogo e di disponibilità, come quelle che in larga parte degli interventi di ieri abbiamo sentito”. Ma, aggiunge, “non abbiamo nessun veto né con Si, né con Possibile, né con Mdp. Da parte nostra c’è il senso della responsabilità e chi vorrà assumersi la responsabilità di rompere questa esperienza lo dovrà fare in modo trasparente e chiaro perché da parte nostra non troverà nessuna sponda”. Dario Franceschini usa twitter per far sapere come la pensa: “Un applauso convinto alla relazione di Matteo Renzi che apre alla costruzione di una alleanza di tutto il centrosinistra”. Michele Emiliano interviene per dire a Renzi “Mi hai convinto” e poi vota a favore del documento finale. Chi si smarca è Andrea Orlando, il ministro della Giustizia interviene, parla di un Pd in un “vicolo cieco”, dice che non basta rivendicare i risultati di questi anni, meglio parlare di “luci e ombre”. Difende Renzi da chi chiede la sua testa (“Inaccettabile il ragionamento che viene fatto da Mdp sul tema ‘se cambiate il segretario poi discutiamo’”). Ma poi conclude: “Apprezzo lo sforzo di Renzi sul programma e sulle alleanze, ma ora serve un’iniziativa politica”. Ovvero, si deve passare dalle parole ai fatti. Un ragionamento che porta poi Orlando, e la sua area, ad astenersi sul documento finale.