Settimana importante per fare luce su quello che non ha funzionato nel sistema bancario italiano. In Commissione d’inchiesta infatti e’ previsto il secondo round della sfida tra Consob e Bankitalia sulle banche venete. In attesa che siano sentiti i ‘pesi massimi’ ovvero il governatore Ignazio Visco e il presidente Giuseppe Vegas, domani martedì, diverra’ audito, nuovamente, il direttore generale della Consob Angelo Apponi mentre il giorno dopo sara’ la volta del capo della vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo. Anche questa volta quindi non ci sara’ un confronto diretto, all’americana, tra i due dirigenti. La Commissione tuttavia ha sentito i due in forma testimoniale, quindi, sotto giuramento, esattamente come se si trovassero in un’aula di tribunale. Nel corso della prima audizione, era giovedi’ 9 novembre, il presidente della Commissione Pier Ferdinando Casini giustifico’ la decisione spiegando che “se dai verbali emergono difformita’ sostanziali non su opinioni ma sui fatti ci sara’ un confronto. Mi e’ sembrata che ci sia stata una valutazione diversa su fatti comunemente definiti. Quando si fanno testimonianze non si fanno talk show, bisogna controllare i verbali, se emergono difformita’ sostanziali sui fatti si fara’ un confronto. La campagna elettorale e’ fuori di qua”, ha tagliato corto. Quel giorno ci fu uno scontro forte tra le due autorita’. Oggetto del contendere le banche venete. Ad assestare il primo colpo, Apponi affermando di non aver ricevuto, al termine dell’ispezione condotta, “alcuna informazione da parte di Bankitalia sul prezzo” delle azioni ne’ di aver ricevuto eventuali segnalazioni su ipotetici “problemi” per quanto riguarda Veneto Banca in vista dell’aumento di capitale nel 2013. Questi i motivi per cui allora, ha spiegato il dg, la Consob non fosse intervenuta nonostante i segnali di crisi dell’istituto veneto.
Da parte di Bankitalia, era arrivata solo l’indicazione che l’aumento di capitale fosse “strumentale agli obiettivi previsti dal piano per effettuare eventuali acquisizioni coerenti con il modello strategico della banca salvaguardando liquidita’ e solidita’”. Per quanto riguarda Banca Popolare di Vicenza, Apponi, anche in questo caso, ha sottolineato di non aver ricevuto informazioni sul prezzo dell’aumento di capitale dell’istituto vicentino. Piuttosto, ha rivelato, da fine 2014 c’e’ stato un aumento ‘esplosivo’ degli esposti ricevuti dalla Consob sulle banche venete. “Fino al 2013 ricevevamo un numero di esposti estremamente limitato, a fine 2014 e nel 2015 il fenomeno degli esposti e’ molto piu’ esplosivo”, ha spiegato Apponi: nel dettaglio, su Veneto Banca 10 nel 2013, 111 a fine 2014 e 171 nel 2015. Su Bpvi, 2 esposti nel 2013, 13 a fine 2014 e 104 nel 2015. Pronta la replica del capo della vigilanza di Banca d’Italia: la segnalazione alla Consob nel novembre 2013 sull’incoerenza del prezzo dell’aumento di capitale di Veneto banca “era piu’ che sufficiente per far scattare un warning, se l’autorita’ poi non agisce non so, non so cosa sia successo nei comitati tecnici”. Rincarando la dose: “Nel momento in cui la Consob ritiene di non avere i mezzi per poter fare una verifica poteva chiedere a noi, cosa che non ha fatto. Ricordo che esiste un luogo deputato a scambio di informazione, il comitato tecnico e li’ poteva chiedere”, ha aggiunto Barbagallo, “se non avesse avuto i mezzi avrebbe potuto dire che non li aveva e avremmo ispezionato noi”. Emblematica la chiosa di Apponi a conclusione della sua audizione: “I protocolli tra la Consob e la Banca d’Italia si possono migliorare: quello che e’ accaduto fino a oggi non si puo’ considerare un successo”. Giovedi’ 23 novembre sara’ la volta invece del presidente e dell’amministratore delegato di Monte dei Paschi di Siena Alessandro Falciai e Marco Morelli.