Ilva, le istituzioni litigano e gli investitori pronti a mollare tutto

Ilva, le istituzioni litigano e gli investitori pronti a mollare tutto
Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda (S) e il governatore della Puglia, Michele Emiliano
30 novembre 2017

Le istituzioni italiane litigano per cavilli da azzeccagarbigli sull’Ilva e gli imprenditori minacciano di mollare tutto. E’ infatti la stessa ArcelorMittal che esprime la propria preoccupazione a proposito del ricorso al Tar contro il Dpcm, “in consonanza con le dichiarazioni del Governo – rilasciate dal ministro Calenda e da altri ministri – e delle organizzazioni sindacali in merito all’impatto che tale ricorso potrebbe avere su Ilva, i suoi lavoratori, le comunita’ locali e gli altri stakeholder”. E’ quanto comunica il gruppo sottolineando che “ArcelorMittal ha assunto impegni molto seri” su Ilva. “L’investimento di 2,3 miliardi di euro previsto migliorera’ le performance industriali e ambientali dell’impianto di Taranto – sottolinea l’impresa – e’ un vero e grande peccato che la nostra volonta’ e capacita’ di realizzare tali investimenti possano essere pregiudicate da questo ricorso”. Gli investitori internazionali, riferisce ancora il gruppo, “debbono poter lavorare in contesti di certezza del diritto nei quali essi possano assumere e assolvere impegni e precise responsabilita’”. ArcelorMittal “conferma la propria volonta’ di procedere rapidamente nel processo di negoziazione con le organizzazioni sindacali, qualora le condizioni generali lo consentano e quando e qualora il ministro Calenda decidesse di riattivarle”. La societa’ “e’ altresi’ disponibile a procedere con il dialogo intrapreso con le istituzioni locali interessate agli impianti di ILVA”. Intanto, il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda avverte:”Al governatore Michele Emiliano dico di ritirare ricorso, non faccia ostruzionismo oppure investitore se ne andra’”. Da canto suo, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano spiega nel merito le ragioni alla base dell’impugnativa del Dpcm su Ilva da parte della Regione Puglia. “Innanzitutto – dice – la proposizione del ricorso al Tar di Lecce da parte della Regione Puglia non priva di efficacia l’aggiudicazione dell’ILVA di Taranto all’acquirente. La vendita in ogni caso e’ attualmente bloccata dalle indagini dell’Unione Europea sulle concentrazioni e dunque nessun danno puo’ prodursi alle parti della vendita stessa atteso che essa non e’ ancora definitiva e che occorrera’ attendere fino a marzo per conoscere il verdetto europeo”.

Ma anche in caso di annullamento dell’atto impugnato, la aggiudicazione per Emiliano “rimane intatta ed il Dpcm dovra’ essere obbligatoriamente reiterato dal Presidente del Consiglio dei Ministri pro-tempore, correggendone il contenuto secondo le eventuali indicazioni della sentenza”. Rimane il fatto, per il presidente, “che rivolgersi ad un giudice per verificare la legittimita’ di un atto lesivo e’ un diritto per tutti gli esseri umani e a maggior ragione per una Regione che ha il dovere di proteggere la salute dei propri cittadini dalle malattie evitabili”. Nessuno, argomenta Emiliano, “puo’ legittimamente chiedere a chicchessia il ritiro di una domanda giudiziale intimidendolo prefigurando possibili conseguenze disastrose per l’economia nazione e per il lavoro. Si tratterebbe di un’attivita’ illegittima intesa a coartare la volonta’ di un individuo o peggio come nel caso di specie addirittura di una Regione e di un Comune”. Se il Governo vuole evitare il giudizio, incalza Emiliano, “ritiri l’atto impugnato e lo corregga secondo le indicazioni della Regione Puglia e del Comune di Taranto avviando il processo di decarbonizzazione dell’Ilva”. “In particolare – prosegue Emiliano – la Regione (come riconosciuto dalla Corte Costituzionale) e’ portatrice di un interesse qualificato e deve essere messa in grado di esprimere le proprie autorevoli osservazioni sulle variazioni del Piano ambientale Ilva”. La Regione Puglia “ha formalmente presentato” le proprie “motivate osservazioni” al Piano ambientale per l’Ilva, “tuttavia tali osservazioni sono state completamente ignorate senza alcuna motivazione”.

In campo anche le organizzazioni sindacali Fim e Uilm con Cisl e Uil, che domani in occasione del Consiglio regionale su Ilva, si riuniranno in presidio davanti alla sede della Regione Puglia di via Capruzzi a Bari, insieme ai rappresentanti sindacali e gruppi di lavoratori Ilva diretti e dell’appalto. “Chiederanno di essere ricevuti con una delegazione dall’assise regionale per rappresentare le preoccupazioni dei lavoratori, alla luce delle ultime scelte effettuate dalla Regione Puglia e dal Comune di Taranto circa la vertenza Ilva”. Sono fonti sindacali ad annunciarlo. Cisl, Fim Cisl, Uil e Uilm contestano il ricorso al Tar di Regione e Comune contro il piano ambientale. Cisl, Fim Cisl, Uil e Uilm Taranto hanno infatti deciso di intensificare il pressing sulle istituzioni locali, Regione Puglia e Comune di Taranto, contro la loro decisione di impugnare al Tar il piano ambientale di Am Investco. I quattro sindacati hanno assunto una posizione comune a Taranto, dove l’Ilva ha uno stabilimento di 11mila dipendenti, mentre non si registra, per ora, l’adesione di Cgil e Fiom Cgil, che pure a livello nazionale contestano la scelta delle due istituzioni di ricorrere al Tar. “Cogliamo con disappunto e stupore la scelta del governatore di ricorrere al Tar sul Dpcm 2017 che di fatto allunga i tempi del risanamento e del rilancio del sito di Taranto, compresa la copertura dei parchi minerali che, chiesta a gran voce da tutti, rinviata piu’ volte nella sua realizzazione, avrebbe visto a gennaio 2018 l’avvio della sua esecuzione”, affermano Cisl e Uil di Taranto e Fim Cisl e Uilm di Taranto sul ricorso al Tar di Comune di Taranto e Regione Puglia.

Per i quattro sindacati, “il ricorso si trasforma nel concreto rischio che salti l’unica strada per il risanamento ambientale dello stabilimento che di fatto aveva realizzato passi in avanti per l’avvio delle opere. Un rimpallo – dicono – che sa di propaganda elettorale e che ci lascia grandi dubbi se il fine del ricorso sia realmente il bene della collettivita’”. Per Cisl, Uil, Fim Cisl e Uilm Taranto, “la conseguente sospensione del negoziato annunciata dal ministro Calenda produrrebbe un ritardo ulteriore non solo nelle opere di bonifica ma anche di ripartenza di impianti fermi da anni i cui lavoratori patiscono in prima persona il peso degli ammortizzatori sociali ai quali si potrebbero aggiungere altri impianti ormai allo stremo per i ritardi nelle manutenzioni e negli approvvigionamenti”. “Invitiamo il governatore Emiliano, tutta la Regione Puglia ed il sindaco di Taranto ad un atteggiamento costruttivo realmente mirato, se l’obiettivo e’ davvero il bene dei lavoratori e della citta’, all’unita’ di intenti, ognuno nelle proprie responsabilita’, rendendoci disponibili ad un confronto con le segreterie e le rsu che riteniamo oramai inevitabile ed urgente”, concludono i sindacati di Taranto. 

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