Madre di Dj Fabo: “Gli ho detto ‘voglio che tu vada’”. L’infermiere: “Chiedeva di morire”

Madre di Dj Fabo: “Gli ho detto ‘voglio che tu vada’”. L’infermiere: “Chiedeva di morire”
Marco Cappato, il tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni e Dj Fabo
4 dicembre 2017

“La liberta’ per lui era un valore molto importante su cui ha basato tutta la sua vita e scegliere di rendere pubblica la sua battaglia lo ha fatto sentire vivo e utile”. In aula davanti ai giudici della Corte d’Assise di Milano chiamati a giudicare Marco Cappato per il reato di ‘aiuto al suicidio’, la compagna Valeria Imbrogno, ha spiegato come lo strazio vissuto da Dj Fabo, cieco e tetraplegico dopo un incidente stradale, acquisto’ un senso profondo dopo la scelta di pubblicizzare, anche attraverso il programma tv ‘Le Iene’, la sua volonta’ di andare a morire in Svizzera. “Io sono campionessa europea di boxe – ha spiegato Valeria – e gli dissi un giorno che stavo combattendo ma sentivo che la Signora Morte stava vincendo e mi sentivo sconfitta. Mi rispose che non dovevo sentirmi sconfitta perche’ quella per lui era una vittoria”. Fabiano Antoniani arrivo’ a fare “uno sciopero della parola e della fame”, racconta Valeria, per protestare contro il fatto che sia lei che la mamma temporeggiavano negli adempimenti burocratici per portarlo a morire in Svizzera. “Dopo che arrivo’ la lettera col ‘semaforo verde’ dalla Svizzera – ha ricordato Valeria che ha avuto un momento di commozione evocando gli ultimi attimi alla clinica ‘Dignitas’ – lui volle passare un pomeriggio per i fatti suoi”. In seguito Fabiano scelse inizialmente la data del 18 febbraio per il suo addio ma poi la cambio’ “perche’ voleva festeggiare prima il compleanno con mia madre e decise per il 27 febbraio”. “Quel giorno mi chiese il solito yogurt e volle uscire alla sera. Mi disse che era sollevato e tranquillo . Da quel momento non ne abbiamo piu’ parlato fino a febbraio. Abbiamo cominciato a uscire con gli amici tutte le sere e per i suoi 40 anni gli ho organizzato una grande festa”.

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LA FIDANZATA Valeria ha anche ricordato che Dj “non era credente, ma mi disse che noi due ci saremmo rincontrati e che lui, dopo la morte, si sarebbe trasformato in energia nell’universo”. Prima di affrontare i capitoli dell’incidente, della malattia e della scelta di morire in Svizzera, la donna, 38 anni, ha parlato del suo compagno di due anni piu’ grande, come di “energia pura”, “un uomo con cui non ci si poteva annoiare mai, c’era sempre qualcosa che proponeva, era vivo, aveva voglia di vivere ogni secondo al massimo. Non stava mai un attimo fermo, per lui le giornate dovevano durare 48 ore”. Poi la volta della madre. “Due minuti prima di morire, ho detto a Fabiano: ‘Vai Fabiano, la mamma puo’ continuare, voglio che tu vada’”. Così ha raccontato Carmen Carollo gli ultimi attimi di vita del figlio Fabiano, nella clinica svizzera ‘Dignitas’ a Zurigo, dove e’ morto col suicidio assistito. “Fabiano ha fatto tutto da solo – ha spiegato la donna – e’ stato bravissimo. Per fare capire com’era mio figlio, lui aveva capito che non avevo accettato interiormente la sua scelta e allora per farlo andare via sereno gli ho detto ‘Vai Fabiano, la mamma puo’ continuare, voglio che tu vada. E lui ha schiacciato il bottone”. Fabiano e’ morto mordendo un pulsante attraverso il quale gli e’ entrato in circolo il farmaco letale. Dopo avere evocato questi frangenti, la signora Carmen e’ scoppiata a piangere e il pm Tiziana Siciliano le si e’ avvicinata porgendole dei fazzoletti di carta.

LA MAMMA “Lo sapevo che avrei pianto. Sono stata forte fin qui”, ha sussurrato con un sorriso la donna rivolta al magistrato che ha ribattuto: “Forse lo e’ stata fin troppo’”. La mamma di Fabiano ha ricordato, parlando con i giudici della Corte d’Assise di Milano, i “meravigliosi colloqui tra mio figlio e Marco Cappato erano meravigliosi: Parlavano di molte cose, lui gli raccontava dell’India, della sua musica, era diventato un suo amico. E poi erano uomini, lui interagiva solo con donne, con me e Valeria (la fidanzata, ndr.)”. Parole che hanno generato una visibile commozione in Cappato che ha seguito l’udienza accanto ai suoi legali e alla moglie. Fu proprio il segretario dell’associazione ‘Luca Coscioni’ a informare Cappato della possibilita’, alternativa al suicidio in Svizzera, di morire a casa sua interrompendo le cure. “Ma lui non voleva, aveva piu’ paura della sofferenza che della morte, aveva paura di morire soffocato forse. Ma di morire no, mi ha sconvolto questo coraggio che non credevo potesse avere”. La donna ha spiegato che Cappato parlo’ per la prima volta di morire in Svizzera fin dal ricovero all’ospedale Niguarda successivo all’incidente automobilistico.

L’INFERMIERE “Voleva morire, mi diceva ‘Fai finta che hai sbagliato qualcosa’, cosi’ muoio'”. Al processo a Marco Cappato testimonia anche Johnny, l’infermiere ecuadoriano che ha assistito per due anni Fabiano Antoniani, rimasto cieco e tetraplegico dopo un incidente stradale. “Tutti i giorni aveva dalle 50 alle 70 contrazioni – ricorda l’operatore sanitario – Voleva mangiare ma, quando ci provavamo, non ci riusciva e si infastidiva in modo pazzesco. Non ce la faccio piu’, mi diceva: ‘Sono un uomo, non sono un bambino e mi sento inerme. Vado a letto e vedo nero e riapro gli occhi e vedo ancora nero. Senza la musica, senza la gente, sono in coma cerebrale’. Si sentiva umiliato, non poteva fare niente. Non ho mai assistito un paziente che stava cosi’ male, gli altri almeno potevano vedere o mangiare”. Del viaggio in Svizzera, Johnny ha saputo solo il giorno prima della partenza. “Quando mi ha detto che andava in Svizzera non c’e’ stato bisogno di aggiungere altro, ho capito. Mi ha promesso che mi avrebbe dato una mano ovunque fosse stato, era un uomo molto generoso”. A chiudere le testimonianze di oggi e’ stato un ex compagno di liceo di Fabiano che lo ha ricordato come un “leader”, aggiungendo di non essere rimasto sorpreso dalla decisione di morire col suicidio assistito rendendola pubblica anche “per gli altri”.

PROSSIMA UDIENZA Dopo le testimonianze di oggi, il processo a Marco Cappato, accusato di ‘aiuto al suicidio’ per la morte di Dj Fabo, riprendera’ il 13 dicembre con l’esame del segretario dell’associazione ‘Luca Coscioni’. Nel corso della prossima udienza verra’ sentito anche l’inviato delle ‘Iene’ Giulio Golia che intervisto’ Fabiano Antoniani, rendendo pubblica la sua decisione di andare a morire in Svizzera. Contestualmente alla sua deposizione verra’ proiettato in aula il ‘girato’ dell’intervista come chiesto dai pm Tiziana Siciliano e Sara Arduini che vogliono mostrare le sofferenze in cui versava il dj. Al termine dell’udienza, Cappato, apparso provato, ha detto ai cronisti di non voler rendere alcuna dichiarazione.

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