Pirozzi, Gasparri e il bivio del centrodestra per il Lazio

Pirozzi, Gasparri e il bivio del centrodestra per il Lazio
Sergio Pirozzi e la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni
24 gennaio 2018

Saranno i sondaggi (tanto per cambiare) a decidere quale sarà il candidato del centrodestra alle Regionali del Lazio. Il tempo stringe, visto che si voterà il 4 marzo. Silvio Berlusconi sta valutando una serie di ricerche e poi riunirà Giorgia Meloni e Matteo Salvini. In pole position c’è sempre il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, che in queste settimane ha realizzato un piccolo capolavoro politico. Consapevole di poter contare su un discreto patrimonio di popolarità ha avanzato la sua candidatura prima degli altri e ha lasciato il suo partito, Fratelli d’Italia, per evitare di mettere in difficoltà i dirigenti di fronte alla prevedibile richiesta di fare un passo indietro. Non solo. Ha spiegato più volte che non ha intensione di accettare “premi di consolazione”, cioè un collegio sicuro per la Camera o per il Senato. Pochi credevano che facesse sul serio, visto che i partiti sono abituati a far quadrare i conti a suon di poltrone. Ma lui ha deciso per un’altra strategia: occupare uno spazio politico e non indietreggiare. Del resto in politica il vuoto non esiste. Insomma, Pirozzi ha scommesso sul fatto che un centrodestra senza un candidato forte e naturale alla fine potrebbe chiudere proprio sulla sua candidatura. Unica eccezione poteva essere Giorgia Meloni che, tuttavia, ha chiarito di non voler correre come governatore. A quel punto al sindaco di Amatrice è bastato soltanto attendere e ribadire (un centinaio di volte) che non si ritirerà. Ora però, se riuscisse a spuntarla, deve costruire una squadra forte e credibile. Sul terreno politico e su quello della comunicazione (che ormai è il 70% della politica).

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Il partito del Cavaliere è rimasto scottato. Questione di equilibri nella coalizione. Era tutto pianificato: la Sicilia a Fratelli d’Italia con Musumeci, la Lombardia alla Lega con Fontana e il Lazio, appunto, a Forza Italia. Ma con chi? E qui arrivano i problemi. Il nome più tilevante è uscito dal cilindro di Berlusconi: Maurizio Gasparri. Ma la determinazione di Pirozzi a non lasciare il campo libero ai partiti renderà molto complicata (se non impossibile) qualsiasi mediazione. Non è ancora detto, ovviamente, ma il sindaco di Amatrice è favorito. Anche perché, pur avendo molte perplessità, Forza Italia non ha tante alternative. Si trova di fronte a un bivio: provare a vincere con Pirozzi o perdere di sicuro con due candidati. Non proprio una bella prospettiva per chi pensa (e tra gli azzurri ce ne sono tanti) che il sindaco di Amatrice non sarebbe un buon presidente della Regione Lazio. La battuta che gira da settimane nei corridoi del centrodestra è: «Pirozzi è un’altra Polverini». Cioè un politico indipendente, insofferente, che vorrebbe decidere tutto da solo, che non scenderebbe a patti con i partiti (anche se ha aperto al ticket con un esponente di partito). E pensare che quando uscì il nome del sindaco di Amatrice («Il Tempo» è stato il primo ad anticiparlo) era sostenuto proprio da alcuni parlamentari di Forza Italia. Ma, si sa, in politica tutto cambia rapidamente. Se l’ipotesi Gasparri resta in campo, riscuote un certo successo anche il capogruppo di Fdi alla Camera, Fabio Rampelli. Esce invece di scena l’ex capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso: «Fra le migliaia di “fake news” che mi hanno riguardato in questi 8 anni quella che mi riferiscono oggi è fra le più ridicole e, permettetemi, offensive! Fra l’altro proprio oggi è stato firmato il protocollo per avviare il 118 in Sierra Leone, progetto al quale lavoro da 2 anni, chi vuole incontrarmi è bene che acquisti un “ticket” per quella destinazione!». Chiarissimo: non ha alcuna intenzione di candidarsi, men che meno come numero 2 di Pirozzi. Avanti il prossimo.

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