Elezioni, minoranza decimata da ‘Tetris’ delle liste Pd

Elezioni, minoranza decimata da ‘Tetris’ delle liste Pd
Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti
30 gennaio 2018

Piu’ un ‘Tetris’ che non un puzzle. A guardarle da vicino, le liste del Partito Democratico restituiscono l’immagine del popolare videogame anni Novanta, con le caselle che si incastravano l’una con l’altra allo scorrere o scomparire di quelle sottostanti. Un gioco di incastri che risponde ala necessita’ di portare a casa il piu’ alto numero di voti possibile, facendo tesoro del peso elettorale di ciascun candidato. Ma anche a delicati equilibri di corrente. Il primo dato che emerge e’ la quasi totale sparizione dell’opposizione interna al partito. La presenza della minoranza dem e’ ridotta al lumicino e anche li’ dove spiccano i nomi di esponenti riconducibili all’area Orlando o a quella di Michele Emiliano questi occupano posti difficilmente eleggibili.

IN EMILIA ROMAGNA I CAPI CORRENTE – Dario Franceschini, Andrea Orlando, ma anche Beatrice Lorenzin e Pierferdinando Casini. In Emilia Romagna, regione rossa assieme alla Toscana, si concentrano i capi corrente ai quali le liste Pd riservano posti di primo piano e sicura elezione. Il leader di Area Dem e ministro dei Beni Culturali guida quella della Camera a Forli’, seguito dall’orfiniana Giuditta Pini e da Sandro Gozi, pressocche’ sicuri dell’elezione vista la candidatura di Franceschini nell’uninominale Camera a Ferrara. Piero Fassino occupa il primo posto della lista alla Camera a Ferrara, seguito da Paola De Micheli e Andrea Rossi. La new netry Carla Cantone, una vita in Cgil, guida Imola. In Emilia Romagna, nell’uninominale di Sassuolo, anche il ministro Claudio De Vincenti, subentrato a Cuperlo.

NEL LAZIO SPARISCE LA MINORANZA – Roberto Morassut, gia’ assessore all’Urbanistica nella giunta capitolina guidata da Walter Veltroni, e’ uno dei pochi nomi non riconducibili direttamente alla maggioranza dem che viene dal partito locale. Fuori rimangono, ad esempio, il deputato uscente Marco Miccoli, o il presidente Pd in commissione Trasporti, Michele Meta, per sua scelta. Nel Lazio come da nessun’altra parte emerge l’immagine del ‘Tetris’ dem. Il ministro Marianna Madia e’ la prima del listino Roma Est, ma e’ anche candidata nell’uninominale Roma 2. In caso di una vittoria data per certa in ambienti dem, diverrebbe primo della lista Luciano Nobili, renziano di ferro che si affaccio’ alla politica sostenendo con la lista Under 30 l’allora candidato sindaco Francesco Rutelli (poi sconfitto da Gianni Alemanno) ed ha curato piu’ di recente la campagna elettorale di Roberto Giachetti (poi sconfitto da Virginia Raggi). A Roma Ovest e’ candidato Matteo Orfini come capolista seguito da Marianna Madia. Ora, sia Madia che Orfini corrono anche per l’uninominale, quindi e’ facile immaginare che – con le loro piu’ che eventuali vittorie – salirebbe di due posizioni, dalla terza alla prima, il deputato Michele Anzaldi, deputato molto vicino al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. L’area di maggioranza guidata da Maurizio Martina e’ rappresentata dalla deputata uscente Micaela Campana, che figura al terzo posto, ma dopo Maria Elena Boschi (candidata nell’uninominale a Bolzano) e Roberto Morassut. Missione difficile, per lei, ma non impossibile dunque. A Rieti e Viterbo, il listino Pd presenta il franceschiniano Fabio Melilli e la renziana di ferro Lorenza Bonaccorsi. La candidatura di Giuseppe Fioroni all’uninominale a Viterbo – suo bacino elettorale – dovrebbe garantire un traino di voti sufficiente a portare in Parlamento tutti e tre i candidati. Ottimamente posizionati sono i candidati vicini al presidente dell’assemblea dem , Matteo Orfini. Claudio Mancini, gia’ assessore regionale nella giunta Marrazzo, e’ al primo posto nel listino Lazio 2, seguito dalla renziana di ferro Rosa Maria Di Giorgi che, tuttavia, corre per vincere nell’uninominale in Toscana, ragione per cui lascerebbe spazio a Francesco de Angelis, altro orfiniano. Nell’uninominale nel Lazio, rispettivamente alla Camera e al Senato, anche i due alleati di +Europa Riccardo Magi ed Emma Bonino.

CUPERLIANI SENZA CUPERLO – Con il passo indietro di Gianni Cuperlo che ha permesso a Claudio de Vincenti di essere candidato nell’uninominale per la Camera, a Sassuolo, gli ultimi ‘cuperliani’ si trovano a correre senza il loro punto di riferimento politico. Barbara Pollastrini ha ottenuto il primo posto in lista a Monza e il secondo a Bollate e Sesto. Meno agevole sara’ il compito per l’altro cuperliano, Andrea Giorgis, che dovra’ battagliare nell’uninominale della Camera a Torino Centro. Ma la Lombardia e’ caratterizzata dalla presenza di Simona Malpezzi, deputata renziana specializzata in scuola ed educazione, in quattro diversi collegi plurinominali, nonche’ nel collegio uninominale di Cologno Monzese, duro da contendere per il Pd. Nel caso la spuntasse a Cologno, Malpezzi permetterebbe di scalare posizioni all’ex tesoriere del Pd, Antonio Misiani, all’ultra renziano Roberto Cociancich e Roberto Rampi. Quest’ultimo e’ un deputato uscente vicino all’area del vice segretario dem, Maurizio Martina, cosi’ come Matteo Mauri, primo in lista a Bollate-Sesto. Per quello che riguarda gli alleati, Bruno Tabacci dovra’ vincere l’uninominale della Camera a Milano.

EMILIANO RESISTE – In Puglia resistono le truppe del governatore Michele Emiliano, seppure in un contesto che non suscita ottimismo. Il renziano Marco Lacarra e’ infatti primo nel proporzionale a Bari, seguito da Colomba Mongiello, dell’area Emiliano. “Sulla carta, il secondo posto dovrebbe garantire nel proporzionale l’ingresso in Parlamento”, spiega una fonte del Pd in Puglia: “Ma, allo stato, il partito non sembra avere la forza di spingersi oltre il 22 per cento”, soglia oltre la quale scatterebbe anche il secondo candidato del listino. E neppure la candidatura di Lacarra nell’uninominale della Camera lascia ben sperare: “Se la deve vedere con il candidato di Leu, Michele Laforgia, che a Bari e’ conosciuto per essere il figlio dell’ex sindaco e apprezzato dirigente del Pci”. Dunque, non molte le possibilita’ che Lacarra possa essere eletto nell’uninominale liberando il posto per Mongiello. Va meglio a Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera, primo nel listino a Legge, primo nel listino a Lecce, e a Ubaldo Pagano, primo a Taranto. In buona posizione anche Assuntela Messina, presidente del partito regionale, mentre il deputato uscente Dario Ginefra e’ al secondo posto nella stessa lista. Seconda anche Alessandra Antonica, altra fedelissima di Emiliano, nella lista Puglia 2.

IL GIGLIO MAGICO SI ‘ARROCCA’ IN TOSCANA – I ministri Marianna Madia, Roberta Pinotti, Valeria Fedeli, Pier Calro Padoan, Luca Lotti; il sottosegretario con delega alle telecomunicazione Antonello Giacomelli; i renziani della prima ora, Francesco Bonifazi, Andrea Marcucci, David Ermini, Dario Parrini. E poi lui, il segertario del Partito Democratico Matteo Renzi. Tutti candidati nella roccaforte del renzismo, in Toscana. E’ qui che il Partito democratico ha scelto di mettere al sicuro il futuro. Renzi vuole ripartire da dove aveva lasciato, dalle riforme del lavoro, dalla scuola, dalla lotta alla burocrazia che frena il Paese. Insomma, dai suoi mille giorni e da quelli che sono seguiti con il governo Gentiloni. Per farlo, ha voluto assicurarsi che la squadra ci fosse. “Mettiamo in campo la squadra piu’ forte per vincere”, ha detto in conferenza stampa. Ecco allora che Marianna Madia figura come capolista a Prato, pronta – con la piu’ che probabile vittoria a Roma – ad Antonello Giacomelli. A Pisa corre come capolista Rosa Maria Di Giorgi, candidata anche nell’uninominale a Firenze Scandicci. Pressocche’ sicura, quindi, l’elezione del secondo in lista, Stefano Ceccanti. Ma Rosa Maria Di Giorgi figura anche come terza in lista al Mugello, prima di Filippo Sensi, gia’ portavoce di Matteo Renzi ed attuale portavoce del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Con la vittoria di Di Giorgi nell’uninominale si troverebbe in terza posizione, che a Firenze Scandicci dovrebbe garantire il passaggio verso il Parlamento. Ad Arezzo corre Giuliano Da Empoli, amico di vecchia data del segretario dem, in terza posizione.

IL MODELLO CAMPANIA – Il nodo piu’ duro da sciogliere durante il confronto fra lo stato maggiore del Nazareno e i rappresentanti del partito sul territorio e’ stata la Campania. La regione e’ quella in cui i politici locali sanno far valere di piu’ il loro peso elettorale e le liste restituiscono bene questa peculiarita’. Spicca cosi’, in cima alla lista Portici-Torre del Greco, il nome di Raffaele Topo, consigliere regionale di lungo corso nonche’ franceschiniano molto vicino al coordinatore della segreteria dem, Lorenzo Guerini. Piero De Luca, figlio del presidente della Regione Campania, e’ capolista a Caserta-Aversa, mentre l’altro figlio d’arte, Giuseppe De Mita, correra’ nell’uninominale Camera ad Ariano Irpino. Vincenzo De Luca ha ben posizionato anche il suo capo staff, Francesco Alfieri, candidato all’uninominale ad Agropoli. I renziani duri e puri sono comunque ben posizionati: Gennaro Migliore, gia’ capogruppo di Sel poi passato ai dem e conquistatosi un ruolo di peso accanto al leader, e’ capolista ad Acerra-Pozzuoli-Casoria, seguito da un’altra fedelissima di Renzi, Assunta Tartaglione. Paolo Siani, fratello del giornalista ucciso dalla Camorra, e’ quello che il segretario definisce “candidato simbolo del Pd”, e’ capolista a Napoli, seguito da Stefania Covello, premiata con il secondo posto dopo aver dovuto rinunciare alla candidatura nella sua Calabria. Anche Stefano Graziano, bandiera del garantismo renziano, ha un secondo posto ‘d’oro’ nella lista Senato di Caserta, dietro al ministro Valeria Fedeli.

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