Nessuno ha visto e sentito inneggiare alle foibe. Ma erano a Macerata, in piazza, in molti impegnati alla lotta intestina che continua a lacerare la sinistra nel Giorno del Ricordo delle foibe. L’europarlamentare Cecile Kyenge, Gino Strada di Emergency, l’ex direttore dell’Unità Sergio Staino, il giornalista Adriano Sofri, il deputato Pippo Civati, Nicola Fratoianni e il conduttore Diego Bianchi (Zoro) e tanti altri hanno marciato per le vie della città marchigiana. La manifestazione, in sostanza, è stato vero e proprio fronte politico, l’occasione per misurare quanto siano ampie le distanze nel centro-sinistra: aderisce LeU mentre non lo fa il Pd, e non lo fanno, Cgil e Arci. Neanche l’Anpi c’è perché sta preparando assieme al Partito Democratico un’altra manifestazione a San’Anna di Stazzema (Lucca). Mentre il sindacato della Camusso ha aperto i cantieri per un’ulteriore protesta di piazza antifascista in programma a Napoli il 24 febbraio. Di certo non sono mancati gli attacchi al governo e al Pd, con Matteo Renzi bersaglio principale. Ma in piena marcia, dal corteo si è elevato un coro antifascita: “Ma che belle son le foibe da Trieste in giù”. Un’azione vergognosa che ha fatto registrare anche un assordante silenzio da parte di esponenti di sinistra (presenti e non a Macerata). Sergio Staino ha partecipato alla protesta: “Ho avuto la fortuna di non sentirli (l’inneggiamento alle foibe, ndr), eravamo tanti. Ma ho sentito, invece, slogan estremistici, dogmatici, di vergogna contro il governo”. Mi ha risposto così, lo sfortunato, a questo punto, ex direttore dell’Unità da noi interpellato. Ho chiamato anche il conduttore Diego Bianchi: “Volevo fare qualche domanda sulla manifestazione di Macerata, a cui ha partecipato, disturbo?” “Sì, stavo iniziando a mangiare, sono stanco”, mi risponde Zoro. “Buona cena”, replico. Intanto, avevo fatto più di una telefonata con annessi messaggi di presentazione, all’esponente di LeU, Giuseppe Civati, ma non sono stato fortunato. Stessa sorte mi è toccata con l’ex ministro Cécile Kyenge, in quanto dopo essere stato rimbalzato da un addetto stampa all’altro, di cui uno l’ho rintracciato a Bruxelles, e dopo aver avuto la conferma che fosse stata possibile un’intervista, un messaggio mi comunica: “Ho provato a sentire l’Onorevole, purtroppo non riusciamo a inserire l’intervista”. “Quindi?”, rispondo con un altro messaggio. “Non riesce a liberarsi, mi dispiace”, mi replicano. Tra i non partecipanti, invece, nessuna traccia di dissenso al vergognoso coro antifascista da parte dell’esponente LeU, Laura Boldrini. Come anche del suo leader, Pietro Grasso. Silenzio, quindi, su “ma che belle son le foibe da Trieste in giù”. Ma non tutta la politica è uguale, perché tanti sono stati a dissociarsi dal contestato coro come Fiano del Pd, Meloni di FdI, o Saltamartini della Lega, per citarne alcuni.