Prima stretta di Trump sulle armi, al bando i “bump-stock”

21 febbraio 2018

L’ondata di shock e dolore suscitata dall’ultima strage potrebbe stavolta far cambiare qualcosa. E il primo passo di Donald Trump sembra andare in questa direzione. Il capo della Casa Bianca, sta lavorando per vietare i cosiddetti ‘bump-stock’, i micidiali potenziatori delle armi, costo 100 dollari appena, che si montano su un’arma e trasformano un normale fucile in un mitra. “Dobbiamo fare di piu per proteggere nostri ragazzi”, ha detto il presidente annunciando la firma di un memorandum per proporre la messa al bando del ‘bump stock’, che modifica un fucile semi-automatico in un’arma in grado di sparare fino a 90 colpi in 10 secondi. E’ lo stesso dispositivo che era stato usato dal killer di Las Vegas lo scorso ottobre per uccidere 58 persone che erano andati ad assistere a un concerto. Trum ha detto anche ai suoi consiglieri di non credere che un ragazzo che va a scuola debba poter acquistare armi e sarebbe pronto a considerare l’idea di imporre un’età minima di 21 anni per acquistare un fucile come quello usato in una high school di Parkland, dove sono morte 17 persone. Il sito Axios, che riporta le informazioni rivelate da una fonte, ha comunque specificato che al momento nulla è stato deciso e si tratta solo di un’ipotesi che potrebbe essere presa in considerazione. Al momento, un rivenditore di armi federale non può vendere un’arma lunga ai minori di 18 anni e un’arma corta ai minori di 21 anni.

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La strage di Parkland è stata compiuta da Nikolas Cruz, 19 anni, con un fucile semiautomatico AR-15 acquistato legalmente. Dunque, sotto il pressing, la rabbia e il dolore, dell’opinione pubblica, primi di tutti i ragazzi della scuola di Parkland (Florida), teatro dell’ultima strage in Usa, il presidente sembra voler scendere in campo. Ma i tempi sono sospetti. Gia’ lo scorso ottobre, all’indomani della strage di Las Vegas, Trump si disse pronto a valutare “a breve” la messa al bando dei bump-stock; e lo stesso ministero della Giustizia invito’ il Congresso ad attuare la riforma. Ma il Congresso e’ dominato dai repubblicani, tradizionalmente ostili alla riforma del sistema che regolamenta il possesso e l’utilizzo di armi da fuoco in usa e vicini alla potente lobby delle armi; e non se ne fece nulla. Secondo il Washington Post, dopo il massacro della Columbine nel 1999, sono piu’ di 150.000 gli americani, in circa 170 tra scuole primarie o secondarie, che hanno vissuto sulla loro pelle una sparatoria in un campus. Una cartina di tornasole sara’ la marcia che si terra’ il 24 marzo a Washington, organizzata proprio dai ragazzi superstiti della strage del liceo di Parkland, dove lo scorso 14 febbraio morirono 17 persone, freddate dal diciannovenne Nikolas Cruz, un ex alunno della scuola, problematico e con turbe, che pero’ possedeva legalmente il suo fucile semi-automatico.

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Anche Hollywood si sta mobilitando. A scendere in campo per primi sono stati l’attore George Clooney e la moglie Amal, avvocata per i diritti umani. La coppia ha donato 500mila dollari per la “March For Our Lives”, la marcia per le nostre vite, che si terra’ a Washington ma anche in diverse altre citta’ americane. “I politici ci stanno dicendo che non e’ il momento di parlare di armi. La “Marcia per le nostre vite” sostiene invece che il momento e’ adesso”, spiegano i ragazzi sul sito del gruppo. I Clooney sono stati seguiti dalla regina della televisione Oprah Winfrey che ha voluto donare la stessa cifra. “Questi ragazzi – ha twittato – mi ricordano i Freedom Riders degli anni Sessanta. Anche loro dissero: ne abbiamo abbastanza, le nostre voci saranno ascoltate”, con un riferimento alla stagione del Movimento per i diritti civili. Con i Clooney e la star della tv americana, anche il regista premio Oscar Steven Spielberg e la moglie Kate Capshaw si sono impegnati a donare 500mila dollari.

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