Putin, 5 ore al giorno di tregua in Siria per fuga civili. Sospetto attacco chimico su Ghuta

26 febbraio 2018

A partire da domani, per cinque ore al giorno, dalle 9 alle 14, saranno osservate delle “pause umanitarie” per consentire ai civili di abbandonare la zona di Ghuta est, sotto il fuoco delle forze di Damasco: lo ha annunciato il ministro della Difesa russo Serghiei Shoigu, citato dall’agenzia Ria Novosti, precisando che la decisione e’ stata presa su ordine di Putin. Ma intanto, anche oggi in Siria si continua a sparare. Almeno 25 civili, di cui 7 bambini, sono stati uccisi in un raid compiuto da aerei della Coalizione internazionale a guida Usa contro una sacca di territorio ancora controllato dall’Isis nell’est della Siria. Gli attacchi sono stati effettuati sul villaggio di Al Shaafah, a nord dell’ex bastione dello Stato islamico di Abu Kamal, verso il confine con l’Iraq. Intanto, l’Osservatorio nazionale siriano avanza il sospetto che i governativi siriani abbiano lanciato un attacco chimico con cloro su Al-Shifuniyah, nella Ghuta orientale. “Diversi civili hanno avuto sintomi di soffocamento, un bimbo e’ morto”, afferma l’Ong, precisando di non avere ancora informazioni dettagliate sull’episodio e sulla natura delle armi usate nel raid. Le forze speciali della polizia e della gendarmeria turca sono entrate stamani nell’enclave curda di Afrin, nel nord-ovest della Siria, sotto attacco di Ankara da oltre un mese. Il loro compito principale, secondo i media locali, sara’ quello di contrastare possibili infiltrazioni di miliziani curdi dell’Ypg nei villaggi gia’ passati sotto il controllo turco e di partecipare all’assedio del centro urbano di Afrin. Con le forze speciali, saranno schierati da oggi nell’area anche circa 600 membri curdi e arabi della ‘Brigata dei falchi curdi’ dell’Esercito siriano libero. Le unita’ della Brigata dei falchi curdi’ sono note anche come ‘berretti rossi’: il dispiegamento e’ stato annunciato dal suo comandante Hassan Abdullah Kulli, citato da Anadolu. Intanto, le forze armate turche hanno fornito stamani un nuovo bilancio dell’operazione ‘Ramoscello d’ulivo’, indicando in 2.059 i “terroristi” curdi dell’Ypg e dell’Isis “neutralizzati” (cioe’ uccisi, feriti o fatti prigionieri) dall’inizio dell’offensiva, il 20 gennaio scorso.

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Le cifre non sono verificabili in modo indipendente sul terreno. Sul fronte diplomatico, il vice ministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov fa sapere che tutte le parti che “hanno dimostrato preoccupazione” per la situazione umanitaria in Siria “dovrebbero rispettare pienamente e senza esclusioni” le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Sabato scorso, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato all’unanimità la risoluzione 2401 che esorta tutte le parti in conflitto a cessare immediatamente tutti gli scontri e rispettare un cessate il fuoco umanitario a lungo termine su tutto il territorio della Siria al fine di garantire la consegna sicura e senza ostacoli di aiuti umanitari, così come la messa in salvo dei feriti.  Lo stesso segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha esortato all’attuazione immediata e duratura della tregua di 30 giorni in Siria, cosi’ come chiesto dal Consiglio di sicurezza del Palazzo di Vetro, cosi’ da poter portare gli aiuti alla popolazione stremata ed evacuare i malati soprattutto dalla Ghouta orientale. “Mentre accolgo con favore l’adozione da parte del Consiglio di Sicurezza di una risoluzione per la cessazione delle ostilita’ in tutta la Siria per almeno 30 giorni, devo anche dire che le risoluzioni sono significative solo se sono effettivamente attuate”, ha detto Guterres, aggiungendo che “Ghouta orientale, in particolare, non puo’ aspettare. E’ ora di porre fine a questo inferno sulla terra”. I bombardamenti a Ghouta Est sono continuati anche nelle ultime ore, nonostante la tregua votata dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu e come detto, finora si registra la morte di almeno 25 civili, di cui 7 bambini. I morti nel sobborgo damasceno sono oltre 500 nell’ultima settimana. Innescato nel 2011 dalla repressione delle manifestazioni pacifiche da parte del regime di Bashar al-Assad, il conflitto siriano e’ diventato sempre piu’ complesso nel corso degli anni, con il coinvolgimento di Paesi stranieri e gruppi jihadisti, in un panorama sempre piu’ frammentato. La guerra ha gia’ fatto oltre 340.000 morti e milioni di sfollati e rifugiati.

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