Trump pronto a firmare dazi, l’addio di Cohn spaventa Wall Street

Trump pronto a firmare dazi, l’addio di Cohn spaventa Wall Street
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump
8 marzo 2018

Il piano sui Dazi proposto da Donald Trump potrebbe mettere in pericolo i rapporti con gli alleati degli Usa, soprattutto sul fronte della sicurezza nazionale. E’ l’allarme lanciato dal capo del Pentagono James Mattis e dal segretario di Stato americano Rex Tillerson nel corso di un confronto avvenuto nelle ultime ore alla Casa Bianca con il segretario al commercio Wilbur Ross e con il consigliere per le politiche commerciali del presidente, Peter Navarro. Ma Trump non molla. La Casa Bianca, infatti, ha confermato che il presidente Usa intende firmare l’atto che istituisce dazi di importazione su acciaio e alluminio entro la settimana, forse già domani, malgrado le obiezioni di molti economisti, imprenditori e parlamentari. Secondo quanto dichiarato dalla portavoce della Casa Bianca, Sarah Huckabee Sanders, potrebbero esserci esenzioni al provvedimento riguardanti paesi come il Canada, il Messico ed altri rispetto ai quali non sussisterebbero timori per la sicurezza nazionale. Il Canada ed altri paesi europei hanno protestato nei giorni scorsi all’annuncio dei dazi Usa, minacciando ritorsioni. La Casa Bianca inizialmente aveva escluso ogni tipo di esenzione.

L’Ue e’ pronta alle contromisure per ‘stangare’ i prodotti americani, ma teme la guerra dei dazi con gli Usa perche’ nei conflitti commerciali “non ci sono vincitori ma solo vinti”. E spera che Donald Trump venga convinto a fare marcia indietro e a lasciare fuori l’Europa, alleata storica anche sul fronte sicurezza con la Nato, da misure protezionistiche non giustificate dai fatti. Anche perche’, ha avvertito l’ad di Fca Sergio Marchionne, “se si dovesse fare la guerra dei dazi fino alla fine, vincerebbe l’America”, perche’ “importa piu’ di quanto esporta”. In giornata, intanto, un ennesimo terremoto scuote la Casa Bianca. Gary D. Cohn, alto consigliere economico del presidente Trump, si e’ dimesso in forte disaccordo proprio sui dazi all’import di acciaio e alluminio annunciati dal presidente Donald Trump: e’ l’ennesimo ‘addio’ di alto profilo nell’amministrazione Trump e potrebbe avere un effetto a catena sulle decisioni economiche del presidente. Trump pero’ non molla e ancora martedi’, in attesa della risposta dell’Ue che minaccia ritorsioni sull’import dei piu’ quotati brand americani, ha confermato la sua politica.

Democratico da sempre, convinto sostenitore del libero commercio, ex numero due di Goldman Sachs, Cohn era un improbabile acquisto nell’amministrazione americana: conosceva a malapena il presidente, ma era stato arruolato perche’, in un incontro casuale durante la scelta dei candidati per il governo, Trump era rimasto impressionato dalle sue conoscenze economiche: aveva programmato di rimanere per circa un anno, e aveva gia’ realizzato una serie di cose a cui teneva, tra cui il taglio di 1.5 trilioni di dollari di tasse. Lascera’ l’incarico nelle prossime settimane, perche’ teme che la nuova politica possa mettere a repentaglio la crescita economica. La Casa Bianca minimizza l’impatto, ma il caso Cohn conferma che nell’amministrazione ci sono posizioni molto distanti ed e’ destinata ad avere riflessi sulle Borse: ad agosto, dopo le critiche all’amministrazione per come aveva gestito le proteste razziali a Charlottesville, in Virginia, la sola voce che Cohn potesse lasciare aveva innescato un’ondata di vendite. Le borse asiatiche hanno chiuso tutte in territorio negativo (Tokyo -1,77%, Hong Kong -1,03%; Shanghai -0,55%, Shenzhen -0,77% ), le Borse europee hanno aperto e procedono tutte in calo.

E si attende un’ondata di vendite a Wall Street (i futures sono crollati di oltre l’1% nell’after hours sulla la notizia delle dimissioni). Il ‘numero 1′ di Fmi, Christine Lagarde, ha gia’ messo in guardia da una guerra commerciale che – ha detto – sarebbe una iattura per la crescita globale. Trump resta nel suo fortino, circondato da fedelissimi convinti della necessita’ di misure protezionistiche. Sempre piu’ isolati i dissenzienti, come il ministro della Difesa Jim Mattis, il segretario di Stato Rex Tillerson, il presidente della Camera Paul Ryan. Il presidente non vuole sentire parlare di caos e anzi dice: “Mi piace il conflitto. Mi piace avere due persone con punti di vista diversi. E certamente ho questo. Poi prendo una decisione. Ma mi piace guardarlo. Mi piace vederlo. E penso che sia il modo migliore per andare avanti”. Il presidente ha anche insistito sul fatto che non ha alcun problema a reclutare o trattenere le persone che lavorano con lui, nonostante la diffusa riluttanza dei repubblicani a unirsi al suo staff. “Credetemi, tutti vogliono lavorare alla Casa Bianca”.

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