E’ stallo sulle presidenze delle Camere alla vigilia dell’apertura della diciottesima legislatura e delle prime votazioni di Camera e Senato per i successori di Laura Boldrini e Pietro Grasso. Il summit serale al gruppo M5s di Montecitorio promosso da Luigi Di Maio fra i presidenti di tutti i gruppi parlamentari (oltre ai Cinque Stelle, Pd, Fi, Lega, Fdi e Leu) è andato a vuoto. Forza Italia si è rifiutata di affrontare il tema dei nomi dei nuovi presidenti sottolineando che questo “devono farlo i leader”. Salvo imprevisti sblocchi notturni nelle prime votazioni in programma oggi a Montecitorio e palazzo Madama, quando per l’elezione sarebbero richieste larghissime intese che facciano superare i voti di due terzi del nuovo Parlamento, ci sarà una pioggia di schede bianche al posto delle auspicate fumate bianche. Le decisioni sulle indicazioni di voto (in caso di assenza di larga intesa la scelta è fra schede bianche, candidati di bandiera, mancata partecipazione al voto) saranno prese in nuove assemblee dei nuovi gruppi parlamentari più o meno tutti convocati fra le 9 e le 10 di domattina.
La chiave dello stallo è il rifiuto ribadito dai Cinque Stelle a un confronto diretto Luigi Di Maio-Silvio Berlusconi, a fronte dei ripetuti colloqui e contatti fra Di Maio e Salvini. E fra Di Maio e gli altri leaders dei partiti. “M5s – ha denunciato al termine Renato Brunetta – si rifiuta di parlare con il presidente Berlusconi e questo per noi è inaccettabile. A suo tempo -avevamo definito che i presidenti di Camera e Senato dovevano essere oggetto di una riunione dei leader e da quella doveva discendere la definizione, nomi e cognomi, degli uffici di presidenza. Questa riunione di leader non c’è stata per volontà del M5s di non partecipare a una riunione collegiale con tutti i leader”. Il non possumus Cinque Stelle alla trattativa diretta con l’ex premier è stato rinnovato dopo che i Cinque Stelle avevano anche rinnovato il no alla presidenza del Senato per Paolo Romani, confermato invece come nome indicato dal centrodestra in un vertice a palazzo Grazioli Berlusconi-Salvini-Meloni. “Cambino metodo e coinvolgano davvero tutti. L`importante – ha commentato lo stallo il segretario del Pd Maurizio Martina- è non riproporre scelte precostituite e ragionare davvero di profili di garanzia. Finora lo schema che hanno usato sia centrodestra che Cinque stelle non ha dato uno sbocco utile e speriamo abbiano capito di avere sbagliato. Le massime cariche istituzionali devono essere patrimonio di tutti”.