Una mossa e un pugno, parlano i creatori del “chess boxing”

26 marzo 2018

Una partita a scacchi tra un destro e un sinistro sul ring. É il chess boxing, letteralmente lo scacchi-pugilato, anche ribattezzato “Intellectual Fight Club”. Una stramba disciplina nata 16 anni fa, quando Iepe Rubingh, il suo ideatore, diede forma alla bizzarra idea apparsa nella graphic novel “Freddo Equatore” del fumettista e regista di Belgrado, Enki Bilal. Dopo una partita a scacchi con un amico che non voleva sbloccarsi, gli propose di chiudere i conti con un incontro in un bar di Amsterdam… Così nacque tutto. Durante una sfida a Berlino sono intervenuti i due creatori, che ora puntano a vedere il chess boxing tra le discipline olimpiche. Iepe Rubingh ha ricordato l’origine di tutto, quell’incontro con il suo amico ad Amsterdam. “Sapete cosa, dovevamo combattere, misurarci su tutti i livelli, sia mentale che fisico”, ha detto.

E in questo sport, infatti, si alternano un round di scacchi e uno di pugilato da tre minuti, con una piccola pausa tra l’uno e l’altro. Per un totale di 11 round, sei di scacchi e 5 di boxe. “L’idea mi è venuta così, all’improvviso – ricorda Enki Bilal – ho immaginato una scacchiera su un ring, il ring diventa la scacchiera, e allora le due cose si alternano, prima una partita di scacchi, poi la boxe… Sono felice che la mia storia e i miei personaggi siano serviti, è una cosa divertente”. Due mondi diversi che si incontrano, non è facile eccellere in entrambi. Nell’incontro in questione, ha vinto il tedesco Lars Rooch: “La parte più difficile? – ha detto – quando boxi segui il tuo istinto, negli scacchi, invece devi prenderti due o tre secondi”.

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