Zuckerberg chiede scusa davanti al Senato americano. Ammette gli errori nella gestione dei dati della privacy, come da copione. Poi alle domande dei membri del Congresso precisa che il “servizio rimarra’ gratuito, non abbiamo intenzione di rinunciare a connettere le persone di tutto il mondo”, che “non accadra’ di nuovo un caso Cambridge Analitica, promette massimo supporto al Congresso da parte del suo team e aggiunge: “non credo che Facebook sia un monopolio”. Il fondatore del social network piu’ usato al mondo per una sera abbandona la classica maglietta grigia per presentarsi davanti ai senatori americani in abito blu e cravatta azzurra.
I senatori cominciano chiedendogli del caso Cambridge Analytica: “Abbiamo appreso nel 2015 che erano entrati in possesso di dati di milioni di utenti. Ci hanno assicurato che non avrebbero piu’ utilizzato quei dati e ci siamo fidati. Abbiamo commesso un errore”, ammette. Si assume ogni responsabilita’ e si giustifica: “Abbiamo fatto molti errori ma credo che non fosse possibile evitarlo con il nostro tasso di crescita. Ma adesso abbiamo deciso per un cambio della nostra filosofia. Penso che abbiamo imparato molto non solo sulla gestione dei dati ma anche su quello che riguarda la lotta alle fake news e ai discorsi d’odio sui social. Oggi sappiamo che non siamo soltanto un servizio che offre uno strumento, ma un servizio che deve essere usato per il bene nel mondo”.
“Ci vorranno 5-10 anni” per risolvere problema ‘hate-speech’
E sempre sullo scandalo della societa’ londinese ammette: “Non so se i dati che sono stati presi degli utenti in questo momento siano custoditi in Russia, faremo ulteriori audizioni con loro”, e che comunque “nessuno degli impiegati di Facebook e’ stato licenziato dopo le rivelazioni di Cambridge Analytica”. Il problema degli ‘hate-speech’ ammette che non sara’ facile risolverlo: “Ci vorranno 5-10 anni, ma abbiamo degli strumenti di intelligenza artificiale che ci possono consentire di contrastare meglio questo fenomeno in futuro”. Quanto alle interferenze straniere, ammette ancora di aver sottovalutato il problema per la campagna delle presidenziali americane del 2016: “Abbiamo fatto da allora nuovi strumenti per individuare account falsi e bloccarli. E’ l’unica cosa che possiamo fare, perche’ creare account falsi non e’ consentito dalla nostra piattaforma”.
Alla domanda fa soldi risponde secco: “Con la pubblicita’”, e che non e’ in discussione il suo modello di business. E continua all’incalzare del senatore sulla questione dei dati condivisi per questo modello: “Il proprietario dei dati e’ chi li condivide, puo’ controllare tutto quello che vuole”. E sempre sulla raccolta dei dati ammette di non sapere se Facebook raccoglie le informazioni delle telefonate dei minori tra 13 e 17 anni tramite Messenger Kids, ma che “questi dati sono pochi e sicuramente non vengono condivisi con terze parti”. Su WhatsApp, che Facebook ha comprato nel 2014, risponde che l’azienda non controlla i messaggi che vengono scambiati. E sul finire dell’audizione ammette: “Sono d’accordo che noi oggi siamo responsabili anche dei contenuti. In futuro avremo degli strumenti di Intelligenza Artificiale in grado di individuare i contenuti cattivi”.